“Gli Azzurri in spiaggia”, titola senza troppa fantasia il sito web del Corriere della Sera a proposito della foto che ritrae due famosi calciatori in bici con i figli a Forte dei Marmi.
E invece quello scatto condensa un bel po’ di infrazioni, puntualmente elencate nella mail che mi ha gentilmente inviato Michele De Luca e che ricopio qui di seguito tra virgolette.
Io ci aggiungo che probabilmente il primo calciatore trasportava la figlia su un seggiolino inadeguato al peso della bimba, a dimostrazione che i soldi non sono tutto nella vita, ma bisogna pure saperli spendere.
Non posso che concordare col lettore, tanto più che nel 2008 uno dei due calciatori, si è pure prestato da testimonial sulla sicurezza stradale (!).
Non è il primo caso di testimonial di basso livello culturale (perlomeno in materia di sicurezza, sul resto non mi va di aprire polemiche) che poi all’atto pratico cadono su banalità (pensate a quando invece i calciatori si fanno beccare in auto ubriachi a velocità folli), mettendo comunque a rischio la vita dei propri figli e squalificando le campagne cui aderiscono.
Uno si attenderebbe di vederli all’avanguardia, mettendo il casco anche in bici e facendolo mettere anche ai suoi bimbi, soprattutto quando circola in luoghi non certo isolati come Forte dei Marmi.
E invece…
“Complimenti ai due calciatori azzurri, Pirlo e Gattuso, per il rispetto del codice della strada. Attraversano dove ci sono le strisce pedonali (la bici va, infatti, accompagnata a piedi), pessima abitudine di molti ciclisti, e Pirlo è anche tutto intento a consultare il cellulare (altra brutta abitudine di molti ciclisti).
Pare inutile commentare oltre il comportamento di questi due calciatori (avevano sul sellino posteriore dei bambini) che, come personaggi pubblici, avrebbero dovuto dare e dovrebbero dare l’esempio. Non ci siamo proprio!”
Complimenti, davvero e con tutta la forza del doveroso sarcasmo che qui ci vuole, a questi due incauti e inadeguati genitori, così come inadeguato nel ruolo di testimonial per la sicurezza stradale si è evidentemente rivelato uno dei due.
Probabilmente, o forse sicuramente, molti di questi famosi testimonial si prestano a tali operazioni di informazione con la stessa superficialità e gli stessi fini con cui fanno pubblicità commerciale: mettere ben in vista la propria “bella” immagine e di questa farsi belli. Senza minimamente esser consapevoli di ciò che si sta facendo. Peggio: senza un reale interesse o coinvolgimento.
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Questa, evidentemente. è anche colpa dei creativi, copy e art pubblicitari, che individuano i testimonial puramente indagando gli aspetti di fama, notorietà, moda del momento, successo. Senza, invece, lavorare doverosamente sulla consapevolezza, la credibilità, il vero interesse, la partecipazione reale ed emotiva che rende forte un messaggio di informazione, che rende la personalità pubblica intervenuta nella campagna di informazione parte integrante della stessa, coinvolto non solo come immagine quanto, soprattutto e ancor prima, come sostanza della stessa campagna.
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Il rischio, in questi casi di superficiale accoppiata messaggio-personaggio, è che circostanze apparentemente superficiali e insignificanti come una foto, un fatto, un comportamento inopportuno finiscano per diventare una specie di “boomerang” e svilire e disarmare agli occhi del pubblico, soprattutto giovane, il messaggio di pubblica utilità di una intera campagna.