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La gioia del rock: il concerto di Ligabue all’Olimpico di Roma

A cura di Francesco

Sabato 10 luglio sono andato al concerto di Luciano Ligabue, seconda data romana delle due che aprono il nuovo tour, con la certezza di assistere a un grande evento rock e di farmi trascinare con desiderata naturalezza dall’energia che il rocker emiliano è solito non lesinare; ma in fondo, proprio in fondo in fondo, dentro di me c’era una punta di amarezza quasi a sfiorare l’angoscia.

Inevitabile pensare che l’amara verità riflessa su occhi che indagano l’attuale realtà socio – politico – economica e capace di influenzare crudelmente quanto e solo in apparenza paradossalmente attraverso una notevole carica di energia rock, probabilmente come non mai nella produzione musicale di Ligabue, le tracce dell’ultimo album del cantautore di Correggio avrebbe condizionato l’evento live. Invece mi sono, felicemente e fortunatamente, ricreduto.

Abbiamo assistito, allo Stadio Olimpico di Roma, alla vittoria gioiosa e pacifica del rock che, presa e offerta razionale conoscenza e consapevole coscienza della realtà difficile di oggi, esplode in una festa dai mille colori e dall’impatto sonoro coinvolgente al massimo tale da spazzare angoscia e negatività per provare a sostituirle con il sognare e il pensare positivo.

Rock come sfogo sudato e meritato, ma ancor prima come atto di fede, di coscienza, di informazione, di ricordo inteso come esempio propositivo per il futuro.

E sì: perché ci sono molti molti ricordi, passati e lontani, ancora sfocati e in bianco/nero oppure vicini più di ciò che possa sembrare, a caratterizzare il concerto di Ligabue nei testi, nelle canzoni, nei suoni e nelle immagini offerte sui tre grandi schermi alle spalle della band.

Non a caso, l’evento si apre con due differenti interpretazioni della divertente e ironica marcetta Taca banda facente parte dell’ultimo album di Ligabue: la prima esecuzione, inedita e dal vivo ma non cantata dal rocker emiliano, per annunciare l’inizio della festa; la seconda a chiudere in playback sulle note della quale il mattatore e i suoi compagni di banda salutano gli spettatori scherzando e ironizzando sulla realtà.

E questo dopo che Ligabue ha voluto chiudere il concerto cantando e dedicando, non prima di aver chiesto quasi timidamente permesso, alle private angosce e ai personali problemi di ciascuno la traccia che chiude il nuovo album dall’eloquente titolo Il meglio deve ancora venire: l’augurio, ovvero, che si sia toccando il fondo per cominciare positivamente a salire la china.

E un modo, questo inizio e questa fine, per esorcizzare tutti quei mostri che danno il titolo all’ultima fatica discografica di Ligabue: mostri privati e pubblici, del passato e del presente cui dare l’arrivederci come fosse un addio appena sfiorato dalla malinconia del ricordo.

Una festa rock che supera i fantasmi del passato e del presente accoppiando alla musica immagini mirabilmente in sincronia e sinergia con le note; immagini tratte da filmini in super8 di tanti anni or sono, oppure che evocano la storia recente e passata del nostro Paese e del Mondo; e ancora scattate sul momento dallo stesso Ligabue puntando la macchina fotografica sul calore gioioso del pubblico, per finire con volti e voci di chi ha fatto la Storia nel male ma soprattutto nel bene: tanti frammenti di pensiero, inviti a riflettere e non dimenticare pur mentre si fa festa, ballando e cantando.

Ecco, allora, i volti e le voci di Enzo Biagi, Italo Calvino, Fabrizio De André e Fernanda Pivano introdurre, attraverso e con il proprio positivo esempio di chi non si è arreso nel cercare la verità, l’amara ma meravigliosamente rock (il pezzo più duro che Ligabue abbia mai confezionato) La verità è una scelta; oppure la dura scritta, quasi un monito, Sei pronto a pagare per la tua acqua? anticipare la scatenata cover A che ora è la fine del Mondo?; i volti degli italiani passati e futuri che hanno fatto la Storia del Paese – da Raimondo Vianello a Enzo Ferrari, da Totò a Nino Manfredi, da Fellini a Mastroianni e Anita Ekberg nel celebre bacio della Dolce Vita, da Valentino Rossi a Pantani, da Dino Zoff e Sandro Pertini ad Alberto Sordi, da Falcone e Borsellino a Berlinguer – presentati uno a uno alle spalle e al centro di Ligabue e poi mescolati in un vortice di maestoso montaggio mentre il cantautore intona Buonanotte all’Italia

La scaletta è cominciata e finita con brani del nuovo disco, ben dieci poi mescolati a tanti classici: questo ha contribuito a dare al concerto una impronta molto rock, così come è il recente l’album Arrivederci, mostro!, attraverso arrangiamenti che privilegiano chitarre e basso quanto non mai,
dando spazio a molti assolo di chitarra, ma anche di batteria.

In splendida forma la voce e la presenza scenica di Luciano Ligabue, ma anche i tre chitarristi (l’eclettico Niccolò Bossini, il produttore Corrado Rustici cui si deve lo splendido assolo a chiusura del romanticissimo brano Ci sei sempre stata e lo sfavillante Federico Poggipollini) il batterista Michael Urbano, il bravissimo bassista Kaveh Rastegar e i due tastieristi.

Quasi due ore e mezzo di rock coinvolgente, felicemente orchestrato e meravigliosamente impaginato in un contesto scenico semplice quanto decisamente efficace nei giochi di grafica, fotografia e colore.

Tra lunedì e martedì dovrei ricevere le foto fatte da noi!

Come promesso, ecco le foto fatte da Francesco & C.

3 commenti su “La gioia del rock: il concerto di Ligabue all’Olimpico di Roma

  1. Spugna
    12 luglio 2010
    Avatar di Spugna

    E’ bravo LIGABUE!!!!!pIACE ANCHE A ME 🙂

  2. paoblog
    12 luglio 2010
    Avatar di paoblog

    Ti pare che vengo a Roma e non faccio un fischio? 😉 In realtà è andato Francesco, il nostro inviato romano, ma causa un intoppo ieri ho messo online il post senza indicare la partenità del pezzo…

  3. lorena
    11 luglio 2010
    Avatar di lorena

    non ho capito chi è andato al concerto tu per caso?

I commenti sono chiusi.

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Questa voce è stata pubblicata il 11 luglio 2010 da in Cultura - Arte - Musica con tag , , , , , , .