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Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J. Lennon)

Un libro: Autoritratto con gatti

“Henri Cole è probabilmente il poeta americano più significativo nato negli anni Cinquanta, certo uno dei più apprezzati da critici e lettori. Ha sviluppato una forma di poesia tutta sua, di estrema lucidità e chiarezza, intenta all’osservazione dei moti dell’animo sullo sfondo di una storia famigliare e sociale e di un mondo naturale che non cessano di offrire immagini e interrogativi.

Pacatamente, nella forma prediletta e compatta del sonetto non rimato, con espliciti richiami a Petrarca, Cole viaggia nel mondo interiore e nel mondo moderno ponendosi sempre la domanda sul senso del vivere e del desiderare e non accontentandosi di risposte evasive.

La sua ricerca si svolge su un ampio sfondo che va dall’Italia al Giappone al Sudest e Nordest americano, ai luoghi tabù della sessualità, ma sempre con il candore, il vigore e la semplicità che sono i grandi doni della migliore poesia americana.”

Andando a stendere la biancheria, visito i gatti.
«Non appartengo a nessuno» insiste Yang, pesantemente.
«Yang» rispondo, «non capisci niente.»
Yin, una soriana arancione, concorda,
ma antepone la gentilezza alla rigida verità.
La ammiro ma vorrei che non idolatrasse
chi la vittimizza. È capitato anche a me.
Il suo silenzio è pungente quando Yang sfrega
il brutto corpo tartaruga addosso a lei,
stesa nel mio cosmo. «Non mi dà fastidio, davvero»
dice con le fusa, gli occhi orizzontali, la bocca
un sorriso ionio, le zampe nobilmente incrociate
sul davanti, un modello di Nirvana felino:
«Lesinando il suo affetto, mi ha fatta più forte».

Fonte: www.illibraio.it

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Questa voce è stata pubblicata il 1 settembre 2010 da in L'angolo dei libri - Le nostre segnalazioni con tag , , , .