“Si può mangiare il cibo scaduto?”
Così titolava un articolo pubblicato il 27 settembre sul quotidiano La Stampa.L’argomento è interessante perché spesso in casa si butta via cibo perfettamente commestibile per timori infondati basati su preconcetti e scarsa informazione.
L’esempio di spreco più banale riguarda le confezioni di biscotti o di pasta vicine alla data di “scadenza” o lo yogurt scaduto da pochi giorni che finiscono nel cestino della spazzatura.
Purtroppo il discorso viene poi banalizzato e tradotto in una tabella che riporta le scadenze dei vari prodotti e le conseguenze in caso di consumo dopo la data sulla confezione. Lo schema indica anche i rischi per la salute e le eventuali variazioni organolettiche.
L’idea è buona ma c’è un piccolo problema, buona parte delle informazioni sono assurde, inventate e prive di senso.
Vediamo i casi più eclatanti confrontando quanto detto dal giornale e quanto succede nella realtà ipotizzando il rispetto delle temperature di conservazione previste.
Pesce fresco: durata 3 giorni, dopo: pericolo di intossicazione o avvelenamento
Non vero!
Il pesce azzurro dura anche meno di tre giorni, ma le altre specie arrivano tranquillamente a 5-6 giorni….
Continua la lettura qui > Il quotidiano La Stampa di Torino inventa nuove scadenze per i prodotti alimentari, ma sbaglia (quasi) tutto! Ignoranza o superficialità? | Il Fatto Alimentare.
Basterebbe il buon senso….