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Un libro: Donnie Brasco. La mia battaglia contro la mafia americana

di Joseph Pistone

Ediz. Mondadori – Pagg. 349 – € 18,00

Quando nel 1976 l’agente speciale dell’FBI Joseph Pistone cominciò una missione da infiltrato nella famiglia criminale newyorkese dei Bonanno non aveva la minima idea di quello che ne sarebbe seguito. Fingendosi un ladro di gioielli di nome Donnie Brasco, Pistone finì per trascorrere i sei anni seguenti sotto falso nome da fidato membro della mafia, assistendo – e a volte prendendo parte in prima persona – a molte delle più feroci attività mafiose, con lo scopo di raccogliere un numero di prove sufficiente a spedire in galera duecento gangster.

Pistone raccontò la sua storia in un libro del 1988 Donnie Brasco: My Undercover Life in the Mafia – che divenne dapprima un bestseller e poi un film con Al Pacino e Johnny Depp. Ma, a causa dei processi ancora in corso al momento della pubblicazione, molti dettagli e parecchi elementi non poterono essere inseriti in quelle pagine.

Ora racconta con dovizia di particolari e senza alcuna omissione l’intera operazione, offrendo per la prima volta un affresco agghiacciante, composto dalle sue testimonianze dirette delle violenze perpetrate dalla banda Bonanno. Pistone analizza le sanguinosissime guerre civili che hanno dilaniato la mafia dal 1981 al 2006, ma descrive anche la sua vita dopo l’operazione, i giorni sul set cinematografico e le sue missioni fino a oggi.

Un racconto teso e brutale della più grande operazione di infiltrazione nella mafia americana da parte di un personaggio che Roberto Saviano ha definito una leggenda che cammina.

Letto da: Paolo

Opinione: A suo tempo ho visto il film Donnie Brasco, ma questo secondo libro di Pistone chiarisce nei dettagli il suo lungo periodo da infiltrato e, dettaglio non trascurabile, svela alcune situazioni e personaggi all’interno dell’FBI e della Procura che hanno remato contro, non fosse altro che per incapacità ed invidia personale.

Degno di nota il fatto che l’allora Governatore dello Stato di New York, Mario Cuomo, si sia schierato apertamente contro il processo ai Boss mafiosi arrivando ad affermare che la mafia non esiste, anzi è un pregiudizio razziale nei confronti degli italo-americani. Dimenticandosi che l’agente infiltrato si chiamava Pistone (noto cognome irlandese?) e che italo-americani erano moltissimi degli agenti delle polkizie locali e delle agenzie federali coinvolte nell’indagine.

Degno di nota scoprire che personaggi del cinema del calibro di James Caan*, Robert Duvall, Mickey Rourke, Anthony Quinn, si siano recati al processo per sostenere ed incoraggiare pubblicamente i boss. E non stiamo parlando di mafiosi di medio livello, ma dei capi, gente che ha preso condanne di oltre un secolo a testa…

* Di James Caan si parla parecchio e dire che simpatizzava è riduttivo.

Degno di nota leggere della procuratrice Diane Giacalone, trentenne con un solo processo (perso) all’attivo che si è impuntata nel trattenere in prigione John Gotti, boss dei Gambino, facendo di fatto decadere i termini che permettevano le operazioni di intercettazione ambientale messa in piedi dall’FBI e che, vista l’arroganza e la loquacità di Gotti, avrebbe sicuramente portato ad ottimi risultati.

Sempre la stessa Giacalone ha poi smascherato pubblicamente due informatori dell’FBI, causando l’assassinio di uno di loro e la scomparsa dell’altro, e soprattutto togliendo le basi di riservatezza che le forze dell’ordine garantivano agli informatori che, a quel punto, non avevano nessun motivo per collaborare, visto che la Mafia uccideva per uno sguardo sbagliato, figuriamoci per un tradimento.

Come giustamente osserva Pistone nel libro, vien da chiedersi chi te lo fa fare di scegliere la vita del mafioso. Vero che ci sono guadagni facili, ma vero anche che li paghi con un rischio altissimo di beccart due pallottole alla nuca senza neanche sapere il perchè.

E’ sufficiente un sospetto, anche infondato, uno sguardo sbagliato, per essere condannati a morte. E non ci si può fidare realmente di nessuno. Leggerete di nipoti che sparano allo zio, come di sparatorie fra amici fraterni… Ed arriva il momento in cui essere un Boss non è sufficiente per essere al sicuro.

Un libro mai noioso, che svela meccanismi e connivenze, ma soprattutto che rende giustizia a tutti i poliziotti che vivono vite pericolosissime, infiltrandosi nelle organizzazioni criminali.

Rischiando poi un’incriminazione da parte del procuratore troppo zelante o, peggio, che antepone gli interessi personali alla Giustizia, quella vera. Ognirierimento  Vehin è puramente volontario. 😉

L’unica nota negativa è un certo autocompiacimento, soprattutto verso il finale, ma onestamente dopo aver letto quella che è stata la sua vita in 6 anni da infiltrato, diventa un peccato irrilevante.

4 commenti su “Un libro: Donnie Brasco. La mia battaglia contro la mafia americana

  1. paoblog
    27 febbraio 2019
    Avatar di paoblog

    devo fare una verifica (stasera, quando rientro) ma non credo.

  2. Alessandro
    26 febbraio 2019
    Avatar di Alessandro

    Libro disponibile?

  3. Pingback: Maxi retata antimafia dell’Fbi « Paoblog

  4. Francesco
    10 novembre 2010
    Avatar di Francesco

    Si direbbe proprio un libro molto molto interessante…

I commenti sono chiusi.

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Questa voce è stata pubblicata il 10 novembre 2010 da in L'angolo dei libri - Le nostre segnalazioni con tag , , , , .