“I tagli alla cultura non sanano il Governo” dopo le parole del Presidente Napolitano, altri esponenti della società civile e del mondo culturale prendono posizione contro i tagli, ecco alcuni dei commenti pubblicati sulla stampa nazionale:
“I beni culturali sono un vantaggio competitivo dell’Italia che non sappiamo ancora sfruttare. per tutelare e valorizzare il grande e importante patrimonio italiano, ci vuole una logica di lungo periodo”. Corrado Passera consigliere delegato di Intesa SanPaolo.
”Anche se e’ qualcosa che non si mangia, la cultura e’ un nutrimento indispensabile per la crescita di un popolo”. Carlo Mazzacurati, regista.
“La cultura è importante, non solo perché nutre lo spirito, ma nutre anche la pancia di centinaia di migliaia di persone che, in questo paese, contribuiscono a produrre cultura”.
Mirella Barracco, presidente Fondazione Napoli Novantanove.
“Più si fa cultura più la società migliora, non possiamo dimenticare il nostro grande passato culturale. E’ ora che torni a quel respiro internazionale che ha sempre avuto“. Riccardo Muti, direttore d’orchestra
”O continuiamo a lamentarci o cambiamo radicalmente il modo di gestire i beni culturali, coinvolgendo anche i privati superando le difficolta’ ideologiche che alcuni hanno, facendo fare un passo indietro alla politica e un passo avanti ai privati”. Lorenzo Bini Smaghi, membro del board della Bce
“La cultura e’ un pezzo di questo Paese e i tagli che si vogliono apportare sono un’operazione che ci rende meno liberi e democratici”. Susanna Camuso, segretario generale della Cgil.
“La cultura deve essere tutelata e salvaguardata in tutti i modi possibili. Penso che i giovani e il sapere dei giovani sia la cosa più importante per il futuro del Paese”. Andrea Monorchio, economista.
Fonte: www.fondoambiente.it
Un governo che taglia su sociale, sanità e cultura non è un buon governo… che sia di destra, di centro o di sinistra. I tagli si fanno sulle cose superflue, sugli sprechi, non sulle necessità di tutti. E un popolo senza cultura è sì più governabile e più plasmabile a proprio piacimento, ma non è un popolo civile.