Leggo su Il Fatto Alimentare:
Il settimanale specializzato della grande distribuzione GDO Week ha dedicato un articolo sulle nanotecnologie che fa il punto sullla situazione europea nei confronti di questa nuova “quinta dimensione”.
L’autore, Gino Pagliuca, sottolinea la generale prudenza che caratterizza l’atteggiamento delle autorità statali: così, la Camera del Lords del Regno Unito raccomanda un approccio di estrema cautela prima di autorizzarne l’assunzione diretta da parte dell’uomo; mentre per l’Ufficio federale tedesco dell’ambiente, in mancanza di dati precisi degli effetti sugli esseri umani e la natura, è meglio evitarne l’uso (anche se almeno 800 aziende in Germania stanno testando le nanomolecole).
Come raccontato da Ilfattoalimentare.it, anche l’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, ha avviato una consultazione pubblica sulla bozza delle sue linee guida per i rischi dei nanomateriali in alimenti e mangimi.
In Usa, dove sono già in vendita prodotti trattati con nanoparticelle, la Food and Drug Administration ha creato la Nanotechnology Task Force: i vantaggi dell’uso delle nanotecnologie sarebbero numerosi – farmaci più efficaci a dosi ridotte, strumenti per le diagnosi più precisi, packaging che aumenta la durata e la sicurezza dei cibi – ma si ribadisce anche che ne sappiamo ancora poco.
Il paese più “ottimista” e fiducioso nelle potenzialità delle nanotecnologie sembra la Francia, che ha varato un piano pubblico finanziato con 70 milioni di euro per la costruzione di un nuovo centro di ricerca a Saclay, presso Parigi….
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