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Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J. Lennon)

Un libro: Il letterato: usi e costumi

Che un letterato dedichi tutto se stesso e un’ampia parte della sua giornata alla lettura di testi d’ogni epoca, alla loro interpretazione, al loro commento e soprattutto alla loro divulgazione è cosa nota. Ma come si comporta nella quotidianità? Quali sono le sue abitudini? Che rapporti ha con la religione, con la politica, la guerra, la notte, la morte?
E inoltre, più semplicemente, quanto ama il cibo, quanto è importante per lui l’ambiente che lo circonda, sia esso il suo studio, il giardino di casa o un’accademia? E per quale motivo, poi, si riscontra così spesso in lui una certa propensione alla malinconia?
Da Confucio a Borges, passando per Cicerone, Petrarca, Freud e Leopardi, William Marx guida il lettore alla scoperta della figura del letterato; lo osserva nella convivialità di un pranzo, o mentre si accalora in una disputa accademica, e persino mentre è costretto a confrontarsi con l’onta di uno scandalo sessuale.
L’autore offre un appassionante viaggio nel mondo insieme terreno e metafisico di chi ha scelto di fare delle lettere il proprio universo; un viaggio le cui tappe sono in fondo ciò che forma il tessuto stesso dell’esistenza, onorando in tal modo, come un umile discepolo, il pensiero di Roland Barthes: la letteratura non può essere fatta che con la vita.

“Il letterato non vive nel suo tempo. O perlomeno sa che il tempo in cui vive è solo uno tra molti; non il più importante; non quello centrale, forse, nella storia. La malinconia del letterato deriva probabilmente da questo, dalla sensazione di appartenere al margine dei secoli, di avere un posto di secondo piano nella folla dei viventi che sono passati su questa terra.

Egli sa che il ricordo di questa collocazione, per quanto minimo, potrà durare solo se altri letterati verranno dopo di lui a continuare il suo lavoro, a utilizzarlo, a citarlo, a ricordare il suo nome in una nota a piè di pagina: fragile speranza. L’esistenza del letterato è sospesa a un filo, o a una penna.

Il vero letterato corre il serio rischio di restare sconosciuto; da qui il paradosso che costituisce la sua biografia, che pretende di mostrare ciò che appartiene all’ordine delle cose nascoste.”

Fonte: Il Libraio

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Questa voce è stata pubblicata il 24 aprile 2011 da in L'angolo dei libri - Le nostre segnalazioni con tag , , , .