Ieri in una tappa del Giro d’Italia è morto il ciclista belga Weylandt. Oggi stavo guardando il Corriere.it giusto per capire meglio l’accaduto ed ho notato che hanno pubblicato le foto del ciclista steso sull’asfalto arrossato dal sangue, i medici che tentano la rianimazione, immagini anche in primo piano del corpo.
Ed allora mi chiedo se è realmente necessario mostrare immagini di questo genere.
Sarò fatto a modo mio, sicuramente non sono fra quelli che farebbe il pellegrinaggio dell’orrore a Cogne come ad Avetrana e neanche mi farei delle foto ricordo con lo sfondo della drammatica vicenda avvenuta a Viareggio quando è esploso quel treno…
Non lo so, mi sembra che un giorno dopo l’altro si perda per strada la differenza fra informazione e morbosità…
E mi piacerebbe pensare che chi legge queste parole non corra subito sul sito del Corriere a vedere le foto, ma ho i miei dubbi…
Vorrei che fosse chiaro che non scrivo per sport, per cavalcare una facile indignazione, così come altri seguono il numero dei lettori senza pensare a come li attirano; sono realmente infastidito da immagini come quelle citate…
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Ho già parlato della sensibilità dei giornalisti, e so bene che parlo a vuoto, tuttavia ieri non sono riuscito a non arrabbiarmi per la domanda fatta dalla giornalista (?) di StudioAperto che al marito della rumena uccisa a Roma con un pugno: Che cosa le manca di sua moglie?
Secondo te, volpona, cosa gli mancherà? A te cosa mancherebbe se tuo marito uscisse al mattino e ti arrivasse una telefonata che è morto?
Condivido in pieno quello che dici, sono una banda di sciacalli, per fare tiratura pubblicherebbero anche la loro madre…