La settimana scorsa, io e mia moglie, abbiamo detto a nostra figlia, di 13 anni, che poteva iscriversi a Facebook. Nel giro di poche ore aveva già accumulato 171 amicizie ed io mi sono sentito come se le avessi passato una pipetta di crystal meth. (Bill Keller, Direttore del New York Times)
Federico Tonioni* in questo volume spiega e svela con estrema chiarezza le patologie che, soprattutto nel mondo degli adolescenti, sono legate alla straordinaria diffusione di internet.
Il libro è cosi uno strumento prezioso per aiutare i genitori che, appartenendo a generazioni “pre-digitali”, spesso non sono abituati all’uso del computer e alla navigazione in rete, e si scoprono impreparati alla comprensione dei disturbi che internet può arrecare ai loro figli.
Allo stesso modo viene trattata la dimensione on-line del gioco d’azzardo e dei siti per adulti, patologie compulsive che coinvolgono persone di ogni età. “Quando internet diventa una droga” rappresenta cosi una guida chiara ed efficace sui rischi della dipendenza da internet.
* Federico Tonioni – Coordinatore dell’Ambulatorio Internet Addiction Disorders del Policlinico Gemelli di Roma
Ambulatorio Internet Internet Addiction Disorders? Ma siamo a New York oppure a Roma? Chiamarlo Ambulatorio per la dipendenza da Internet era impossibile?
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Comunque sia, in controtendenza alle paure espresse da Keller o dai consigli di Tonioni, leggo anche che Zuckerberg, il fondatore di facebook, vuole abolire il divieto di accesso ai social network per chi ha meno di 13 anni, limite peralto che è solo formale. A quanto pare gli utenti minori di 13 anni sono già 7,5 milioni ed addirittura 5 milioni hanno meno di 10 anni.
Giusto! Se non si danno nomi italiani almeno agli ambulatori medici, come pensare che la gente possa essere informata e preparata su dove a chi rivolgersi…
Io trovo assurdo che ragazzini così piccoli scorazzino liberamente in rete… Penso che i genitori debbano trovare il coraggio dell’impopolarità e assumersi la responsabilità e la fatica di far vivere vite diverse, più reali, ai propri figli.