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Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J. Lennon)

Un libro: Malafede

di Maurizio Cotrona

Lantana Editore – Pagg. 192 – € 15,00

Trama: Periferia di Roma, passato recente. Gli anni vissuti al di sopra dei nostri mezzi hanno generato una pericolosa bonaccia: in realtà sta per scatenarsi la tempesta perfetta. Tra gli ingranaggi della metropoli prendono sempre più corpo le incertezze per il futuro.

Giordano ha lasciato la sua città d’origine, Taranto, e si è trasferito a Roma con la fidanzata, Vittoria, nel nuovo quartiere-satellite edificato dal noto costruttore Caltagirone nel fosso di Malafede. Qui trova un luogo dove tutto gli appare con un significato preciso. Il colore del prato, il panorama geometrico osservato dalla finestra, gli asettici rapporti con gli altri abitanti disegnano il migliore dei mondi possibili. Forse.

Osservare le cose e gli uomini con sguardo imparziale, lontano dal «mugugno» generale e dai luoghi comuni disfattisti, è il compito che Giordano si è dato. Cercando a suo modo una terza via tra l’indignazione e l’evasione, combatte una velleitaria campagna personale «a favore della felicità».

Ma, giorno dopo giorno, la vita con il suo caotico procedere ha il sopravvento: i legami si spezzano, la precarietà incombe, e affiorano i meccanismi capaci di condurre senza scosse dalla normalità al disastro. Con Malafede Cotrona ci svela attraverso una scrittura limpida e ironica cosa succede nelle periferie ordinate ai margini delle metropoli, e interpreta in maniera magistrale il bisogno di stabilità
della sua generazione.

Letto da: Francesco

L’opinione personale:  Ho trovato questo romanzo, scritto quasi come un intimo diario, molto interessante e al tempo stesso leggero, piacevole, intrigante nella scrittura e nel tessuto narrativo.

Maurizio Cotrona è davvero abile nel tratteggiare l’illusione perfetta di alcuni quartieri periferici di Roma che promettono di sfuggire alle regole desolanti della borgata per poi schiantare, sotto il peso freddo di una vita asettica e asociale, dove ognuno è confinato nelle proprie mura fuori delle quali rispetta le regole e il bene comune solo per opportunità: quieto vivere, ordine… Non fare agli altri quel che vorresti non fosse fatto a te.

Eppure la miccia che minaccia l’implosione di questo primo castello di carte affiora molto bene dallo scorrere della narrazione di Cotrona…

Il quale è anche molto bravo nel descrivere e farci amare i personaggi: Giordano che cerca la felicità con rigoroso e buonista metodo; la davvero efficace figura di Vittoria, nella quale è difficile non riconoscere qualcuna che abbiamo incontrato, così ricca di tante sfumature; il padre con mille debolezze ma anche la forza estrema del riscatto, i colleghi di ufficio stritolati da convenzioni, rituali, sogni, desideri accantonati e, soprattutto, la paura del precariato.

E ancora una volta la miccia che minaccia l’implosione di questo secondo castello di carte affiora molto bene dallo scorrere della narrazione di Cotrona…

Rapporti via internet spogliati di umano calore, fretta, distanze che stritolano il vivere quotidiano, la città così lontana nel suo centro che diventa quasi luogo di turismo e allunga le mani tentatrici del consumismo, così come il proliferare di centri commerciali che gravano su Giordano come una minaccia alla serenità quotidiana…

Tutto è pronto a esplodere…

Quando ciò avviene, dando corpo a tutte le ossessioni, ai dubbi e ai timori: è come se la narrazione si faccia più pesante e tutto perda di interesse. Dal piacere della lettura con tutte le sue belle visioni a portata di occhi alle mille riflessioni che quella tempesta in arrivo sollecitava. Questo il limite di Malafede: la rapida parabola discendente una volta raggiunto l’apice, premessa di una svolta forse troppo drastica e cupa.

Un limite che, però, non penalizza eccessivamente un romanzo interessante.

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Questa voce è stata pubblicata il 27 giugno 2011 da in L'angolo dei libri - Le nostre segnalazioni con tag , , , , .