in sintesi un articolo che leggo su Il Salvagente
A colpo d’occhio sembra una comune sigaretta. Ma al tatto la plastica si nota. La tirata è diversa, più potente. E il gusto fresco e leggero ricorda il narghilè. Eppure, “svapare” una sigaretta elettronica, come si dice in gergo, ed emettere una nuvola di finto-fumo dà soddisfazione. Sembra quasi di fumare. In chi ha tentato più volte di chiudere con il fumo scatta la speranza: e se fosse la volta buona?
Dai primi costosi esemplari di tre anni fa l’offerta è cresciuta in modo esponenziale: farmacie e tabaccherie hanno diversi modelli a prezzi accessibili. E in rete lo smercio di cartucce è fuori controllo. A scarseggiare è l’informazione. Sia sulla reale utilità delle sigarette elettroniche, sia sulla sicurezza dei liquidi inalati. E proprio a questi strumenti è dedicata una accurata inchiesta del prossimo numero del settimanale dei consumatori Il Salvagente.
Se davvero siano in grado di sconfiggere la dipendenza dal fumo è presto per dirlo. Sull’efficacia delle sigarette elettroniche mancano dati, almeno fino a settembre, quando sono attesi i risultati dei due studi avviati in Italia: il primo dal centro antifumo dell’Università di Catania, l’altro più recentemente dallo Ieo di Milano.
Un assaggio “ufficioso” intanto viene dallo studio pilota (senza placebo) già concluso a Catania, dove su 40 fumatori 16 (il 40%) hanno dimezzato le sigarette giornaliere e altri 9 le hanno tagliate dell’80%, scendendo da 25 a 4 “bionde” al giorno.
A novembre 2010 un rappresentante dell’Organizzazione mondiale della sanità (Eduardo Bianco) ha dichiarato che le e-cig sono dannose alla strategia antifumo dell’Oms e che contengono sostanze nocive.
Un nuovo attacco arriva ora in Europa, dove l’Afssaps, l’Agenzia francese per la sicurezza sanitaria, “raccomanda di non consumare sigarette elettroniche”, perché quando contengono nicotina sono equiparabili ai farmaci, ma non possono essere vendute in farmacia perché prive dell’autorizzazione. Un corto cirtuito.
In Italia la linea del ministero della Salute sembra “non fare nulla per non sbagliare”. Tra le aziende interpellate da Il Salvagente, soltanto le due coinvolte negli esperimenti (“Categoria” a Catania e “T-fumo” a Milano) dichiarano di essere state invitate dal ministero a produrre i certificati di purezza degli ingredienti.
In assenza di obblighi, il resto del mercato lavora come crede. C’è chi esibisce i certificati del produttore cinese e chi mostra quelli di università italiane (nei quali la determinazione degli ingredienti rilevati termina con un 5% di “altre sostanze” non meglio specificate). Stessa anarchia sulle confezioni: su alcuni prodotti c’è chi elenca gli ingredienti e chi tace.
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Le avevo comprate appena uscite. Soldi spesi inutilmente e poi il sapore era di menta …’na schifezza!