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Papa: Sono un perseguitato. Però leggendo le carte emerge un’altra verità…

Leggo su Lettera 43

Una difesa tutta incentrata sul ruolo della famiglia: i figli a cui «ho dovuto concretamente spiegare come e perché questo fine settimana potrei non tornare a casa». Una moglie della cui «vicinanza» non dubita. E uno «scollamento» tra la bella vita descritta negli atti dell’accusa all’interno dell’inchiesta P4 e i suoi reali «costumi».

Alfonso Papa, nel suo ultimo discorso a Montecitorio, ha messo in scena tutto il «dolore dal punto di vista umano» provato da chi dall’aula della Camera sapeva di poter passare, come poi è stato, alla cella di un carcere.

E ha accusato i giornali di non riportare correttamente il concenuto delle carte dell’inchiesta P4 che lo ha portato a Poggioreale: «Sono un perseguitato politico», ha detto, «bastava leggere le carte».

Ma, a leggerle, non è l’ipotesi della persecuzione politica a emergere, quanto i racconti di diverse donne. Che parlano al contrario di frequentazioni di anni, di sontuosi regali, di nomine. Jaguar donate e poi sottratte falsificando una firma; Rolex acquistati a un terzo del valore da un ricettatore napoletano; consulenze che consistono nel dolce far nulla (ma remunerato).

Le frequentazioni di Papa, secondo le testimonianze rese all’accusa da ex collaboratrici e amiche con un «rapporto personale» con l’ex magistrato, erano tutt’altro che professionali.

Papa nega tutto, e la moglie è d’accordo con lui. La verità compete alla giustizia, naturalmente. Ma se quelle carte cantano, la melodia non è esattamente quella suonata nell’aula di Montecitorio il 20 luglio da Papa poco prima del voto che lo ha portato in carcere.

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