in sintesi un articolo di Agnese Codignola che leggo su Il Fatto Alimentare
A molti commentatori, lo scontro in corso tra le autorità sanitarie statunitensi e l’American Beverages Association (Aba), colosso dei soft drink, sembra un film già visto: negli anni Novanta, quando le major del tabacco hanno utilizzato ogni mezzo a disposizione per cercare di mettere a tacere prima e rendere inutile poi la grande mole di studi che si andava accumulando sui danni del fumo.
I colpi che l’Aba sta tentando di infliggere sono infatti molto simili: denunce, appelli, richieste assurde, finanziamenti sempre più cospicui alle lobby.
Ultimo in ordine di tempo, il riscorso contro il dipartimento della Salute di New York affinché fornisca tutta la documentazione utilizzata per progettare e lanciare le campagne contro il consumo di bevande gassate e zuccherate.
Appellandosi al Fredom of Information Act, la legge che assicura l’accesso a tutti i documenti pubblici, l’Aba sostiene infatti di aver diritto di vedere le carte perché, a suo giudizio, l’idea che le bevande gassate siano alla base dell’aumento dell’obesità è priva di fondamenta scientifiche e le (aggressive) campagne pubblicitarie citate come dannose sono ingiustamente messe sotto accusa.
Contemporaneamente, secondo l’associazione per la trasparenza nei finanziamenti politici OpenSecrets.org, Aba, Coca Cola e Pepsi Cola hanno aumentato i loro investimenti in azioni di lobby dagli 8 milioni del 2007 e 2008 agli attuali 30 milioni di dollari.
I produttori stanno cercando di rispondere alle iniziative sempre più numerose che tentano di arginare l’obesità dilagante, ripercorrendo i passi – a dire il vero assai poco fortunati – delle aziende del tabacco.
Secondo Matias Valenzuela, coordinatore del King County Public Health Department di Seattle, per rispondere alle richieste dell’Aba occorrerebbero infatti non meno di 750 ore di lavoro, almeno nove mesi di tempo sprecato di ricercatori e funzionari che hanno tut’altro da fare.
Ma gli sforzi di Aba, per quanto fastidiosi, sembrano destinati al fallimento. Secondo un’indagine britannica della società Zenith International, dopo dieci anni di crescita ininterrotta, negli Stati Uniti gli energy drink e le bevande gassate stanno perdendo terreno, mentre le bevande che promettono un’azione rilassante ne stanno velocemente conquistando.
Gli americani si stanno insomma orientando verso bevande che ritengono più sane, a base di acqua e succhi di frutta e che pesnano siano in grado a seconda dei casi, di fornire un effetto energetico o rilassante.
Con buona pace dell’Aba, saranno probabilmente i consumatori a intraprendere le azioni più efficaci per contenere il consumo di soft drinks, senza che nessuno imponga loro un comportamento specifico.
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