in sintesi un articolo che leggo su Il Portale dei consumatori
Gli energy drink in Italia proprio non sfondano. Negli ultimi 3 anni le vendite sono crollate del 7%, mentre i loro fan più fedeli continuano a essere gli adolescenti, cioè la categoria di consumatori che a quelle lattine proprio non dovrebbe avvicinarsi.
Nonostante il consumo pro capite nel nostro paese sia un quinto di quello medio della Ue, i casi di intossicazione registrati tra i teenager italiani restano stabili e preoccupanti e la moda di scolarsi cocktail a base di Red Bull più Jagermeister, gin o vodka non accenna a tramontare.
Cosa fa allora l’industria per rilanciare un settore che fattura poco, pur muovendo circa 330 milioni di euro l’anno?
Investe in una nuova campagna promozionale che passa dal web, attraverso il sito infoenergydrink.it, e scommette sulla sicurezza delle bibite stimolanti senza fornire alcun elemento scientifico, ma fregiandosi di una sponsorizzazione autorevole: quella del ministro Giorgia Meloni e del suo dicastero della Gioventù.
(Leggi anche il punto di vista di Maurizio Caprino)
Così il governo che nel 2010, attraverso il Dipartimento politiche antidroga (Dpa) guidato dal “proibizionista” Carlo Giovanardi, combatteva l’abuso di queste bevande e lanciava addirittura l’ipotesi di vietarne la vendita, quest’anno ha finito col “firmare” un portale redatto da Assobibe, cioè dai produttori, in cui sono scritte mezze verità e ignorati completamente gli allarmi lanciati dalle ricerche più recenti.
A differenza di quanto si sostiene nelle pagine patrocinate da Palazzo Chigi, in Europa gli energy drink sono sotto osservazione da tempo. In Francia, dopo un lungo braccio di ferro con la Commissione europea, le autorità hanno deciso di autorizzarne il commercio come medicinali. In Danimarca e Norvegia la vendita non è mai stata autorizzata.
In Italia il leader di mercato è Red Bull, realizzato dall’omonima azienda austriaca, ma ormai tutte le multinazionali hanno una loro bibita stimolante, come Burn di Coca-Cola, e persino i supermercati stanno offrendo prodotti a marchio.
Ma cosa c’è di pericoloso in queste bevande? Innazitutto tanta caffeina, il cui eccessivo consumo è associato a insonnia, nervosismo, mal di testa, tachicardia, e poi sostanze stimolanti come taurina, guaranà, ginseng, erba mate, ginko biloba, creatina, carnitina, glucuronolactone, zuccheri, antiossidanti e vitamine del gruppo B: capaci di aumentare la pressione sanguigna, accelerare il metabolismo e amplificare l’effetto antifatica.
Secondo una ricerca, la quantità di caffeina contenuta in un energy drink potrebbe essere maggiore di quella dichiarata sulla lattina (in Italia 80 mg, l’equivalente di un caffè ristretto e il triplo di una cola), perché alcuni ingredienti possono contenerne a loro volta. Un grammo di guaranà, per esempio, rilascia dai 40 agli 80 mg di caffeina.
Se si considera che in bambini e adolescenti il consumo di caffeina non dovrebbe superare la soglia dei 100 mg al giorno o comunque dei 2,5 mg per chilo di peso corporeo al giorno, si capisce perché una lattina di energy drink può essere molto pericolosa per loro.
L’intossicazione da caffeina può avere esiti negativi anche negli adulti, ma nei più giovani oltretutto è ancora poco studiata. Basta pensare che nel 2007 negli Usa quasi la metà delle 5.448 overdose da caffeina hanno coinvolto ragazzi con meno di 19 anni.
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