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Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J. Lennon)

La Chiesa, i suoi insegnamenti, l’ipocrisia

Ricevo una lunga “lettera-sfogo” da un’amica che pone infine una domanda precisa; se qualcuno volesse dire la sua in merito….

Sono ormai un paio di anni che frequento l’ambiente della Chiesa, dell’oratorio dove girano tutte queste  famigliole “per bene“ .

Tutti i giorni questi  bravi genitori modello insegnano ai loro figli le preghierine della sera, gli leggono le parabole del Vangelo, li portano alle funzioni, e vivono in funzione della Parrocchia. 

Sono una vera e propria comunità, si conoscono tutti, sanno tutto di tutti e non esitano a darti il loro aiuto in caso di bisogno.

Alla domenica, quando raramente porto i miei bambini alla Messa (di solito è mio marito che lo fa) ci si trova tutti fuori dalla Chiesa a chiacchierare del più e del meno, a condividere le attività da organizzare per la domenica pomeriggio, ecc, ecc.. poi tutti soddisfatti si va, ognuno alla propria casa a pranzo.

Fin qui tutto sembrerebbe anche piacevole se non fosse che in quella bella comunità io sono la pecora nera.  Arrivata dal nulla, con la capacità di intendere e di volere, una testa che funziona abbastanza bene, un modo di vivere alternativo e perennemente in contraddizione con loro.

Ho iniziato a frequentare queste persone sempre fermamente convinta che nella vita per meritarsi “il Paradiso” non c’è bisogno di andare a Messa tutti i giorni, basta non fare del male agli altri, non augurargliene e vivere nel modo più sereno possibile aiutando chi me lo chiede, chi ha bisogno di me.

E qui inizia il bello: in questi due anni ho visto sentito e frequentato le peggiori persone che avessi mai potuto incontrare nella mia vita, ho visto cattiveria, calunnie, infamie, e tutte queste persone che fingono di volersi bene, di amarsi e rispettarsi nel nome del Signore ed in realtà, “tac”, pronti a mettertelo in quel posto non appena l’occasione di presenta.

Sono un pò schifata, dico solo un pò perchè certa gente non meriterebbe nemmeno considerazione, ma nonostante il mio continuo predicare a loro che è inutile frequentare la Chiesa se poi si è bastardi dentro, non ho ovviamente risolto nulla.

Certo, potrei anche evitare di passare parte del mio tempo libero con queste persone, ma mio figlio più piccolo ha molti amichetti li e mi spiace privarlo. 

Così quando sto con loro, mi siedo al bar dell’oratorio ed ascolto, osservo e mi diverto moltissimo a vederli…e poi mi domando: ma che “xxxxx” gli avranno insegnato a queste  persone?

E vi domando:  Che rapporto avete, non con la Chiesa, ma bensì con chi la frequenta?

Sto ricevendo risposte molto interessanti e, per maggior comodità di lettura, copio nell’articolo i vari commenti.

Miro: Esperienza assolutamente condivisibile, io però, pur essendo in genere assolutamente critico col clero e con chi lo sostiene, in questo caso mi sento di svincolare il discorso dal fatto religioso.

Voglio dire, se esiste una associazione, che siano i supporter di una squadra di baseball o dei boy scout, tale associazione dopo un pò assume i tipici caratteri di un microcosmo in cui si sfogano tutte le caratteristiche sociali dell’uomo, che in genere sono meschine.

Inoltre qualsiasi organizzazione nei confronti di chi vorrebbe portare una ventata di novità diventa settaria ed emarginante, non c’è niente da fare. Io ed il nostro padrone di casa Paolo usciamo da una brutta esperienza con persone che si proponevano di lavorare insieme per una causa nobilissima…

Francesco: Conosco svariate persone che frequentano la Chiesa, con modalità diverse nel porsi di fronte a essa. Direi, anzi, che conosco persone che “semplicemente” frequentano la Chiesa e altre che “vivono” l’essere Cristiani e/o Cattolici, impegnandosi in prima persona per il bene del prossimo e della società secondo quelli che dovrebbero essere i princìpî della Dottrina e dell’insegnamento di Cristo.

Con questi ultimi ho un bellissimo rapporto: solitamente abbiamo vedute simili sulla società, la politica, la fratellanza, l’umanità, la cultura o, per lo meno, su come vivere questi aspetti rispettando il pensiero e la libertà di ciascuno.

Sono persone vivaci intellettualmente, pronte a porsi domande e dubbi, che si aprono verso le diversità e accolgono il vivere e il pensare diverso dal proprio; sono persone che non ti chiedono e non si chiedono perché tu non vai a Messa e non frequenti la parrocchia: per loro non è importante e, a volte o anche spesso, sono persone che vivono la Fede e non la Chiesa come istituzione; con queste persone ci si arricchisce e cresce vicendevolmente.

Con chi “semplicemente” frequenta la Chiesa ho rapporti di neutralità. Posso interagire con essi su tanti aspetti del vivere sociale, ma difficilmente riesco ad avere scambi che possano arricchirci perché mi accorgo di parlare lingue differenti: io sono molto tollerante e accetto le differenze, davvero, ma quando ci sono barriere di comunicazione è assai improbabile capirsi.

Dunque, per la mia natura tollerante accetto e frequento queste persone che fanno della Chiesa una facciata di perbenismo o, spesso, la vivono come una situazione di rapporti sociali e mondani, come apparenza; le accetto e le frequento perché il vivere nella società porta a incontrarsi, ma mi accorgo che per lo più sono rapporti sterili.

Patrizia: Ho letto con attenzione  questa lettera … ma prima di esprimere il mio parere… Mi sono soffermata su alcune frasi …

Arrivata dal nulla, con la capacità di intendere e di volere, una testa che funziona abbastanza bene, un modo di vivere alternativo e perennemente in contraddizione con loro.

Mi chiedo … l’autrice si definisce con una testa funzionante, con un modo di vivere alternativo … e con la stessa testa funzionante esprime giudizi su altre teste che anche forse a dir loro sono funzionanti e magari vivono in maniera alternativa …dov’è la differenza?

Certo, potrei anche evitare di passare parte del mio tempo libero con queste persone, ma mio figlio più piccolo ha molti amichetti li e mi spiace privarlo.

Io non condivido perché l’autrice potrebbe accompagnare il figlio senza privarlo di nulla e poi andare a riprenderlo senza trattenersi, senza necessariamente schifarsi per gente, della quale non condivide l’agire …

Così quando sto con loro, mi siedo al bar dell’oratorio ed ascolto, osservo e mi diverto moltissimo a vederli…e poi mi domando: ma che “xxxxx” gli avranno insegnato a queste  persone?

Sorrido a quest’asserzione e mi chiedo perché perdere tempo, sedersi su una panchina e fare da spettatrice ad una commedia che reputa di scarso gusto?  Ma perché “xxxxx” resta? ( e mi rifaccio al punto precedente)

Infine….

E vi domando:  Che rapporto avete, non con la Chiesa, ma bensì con chi la frequenta?

Io non giudico la fede quella interiore o esteriore di una persona … vissuti familiari, educazione, società hanno influito l’una o l’altra decisione … il buono ed il marcio c’è ovunque, è riduttivo colpevolizzare o anche solo giudicare dall’alto di un piedistallo gli altri … posso imbattermi nel fedele praticante … marcio, come nel non praticante altrettanto marcio … e viceversa …

Esulo da ogni forma di giudizio ghettizzato, a prescindere il tipo o il modo di vivere la fede, preferisco analizzare maggiormente la mia condotta e non quella altrui!

l’amica risponde a Patrizia: direi innanzitutto che la differenza tra me e queste persone è notevole, per il semplice fatto che io non mi sono mai messa sul pulpito a predicare pace, bene, amore,spiritualità e …PERDONO e poi nel momento in cui bisogna mettere in pratica ci si comporta nel modo contrario.

Io sono umana con molti limiti e molti difetti, ho fatto grossi errori nella mia vita e ne sono consapevole e pagherò pegno quando sarà il momento, ma mai ho avuto la presunzione di far credere di essere quasi perfetta/o solamente per il fatto che alla sera recito il rosario.

Il mio “analizzare” la condotta di queste persone, non è fine ad un pettegolezzo o ad un giudizio ma si tratta di un constatare che c’è del marcio non dove in teoria non se ne dovrebbe nemmeno sentire l’odore…

Paolo: come sapete non sono credente, quindi non ho rapporti con la Chiesa, oratori e suoi frequentatori, però dico due parole.

Come ha fatto intendere Miro sono le persone la vera anima della organizzazioni che le raggruppano, per cui se le persone sono negative, non necessariamente lo è l’organizzazione, anche se l’ipocrisia è galoppante e non si sottrae certo in ambito religioso. Molta gente predica bene e razzola male.

L’amico Francesco per come lo conosco sembra il suo “santo omonimo” ed è veramente tollerante, sino a farsi del male talvolta, per cui la sua analisi rientra maggiormente nel “come” ci si dovrebbe comportare nell’ambiente di cui ci parli, con onestà intellettuale e coerenza tra “il dire ed il fare”.

Il succo dell’analisi di Patrizia mi sembra simile a quello che sarebbe il mio punto di vista ovvero “passa e non ti curar di loro”. Certo, sono seccanti i comportamenti tenuti da molte delle persone di cui parli, tuttavia, fregatene.

Ancor più ragione ha Patrizia quando dice “porta il bimbo e poi torna a prenderlo quando è ora”. Restare in un ambiente che ritieni negativo ti fa solo del male. Per cui, evita.

Che abbia ragione tu o loro, poco importa, perchè in ogni caso qui non si tratta di piccole divergenze d’opinione, ma di comportamento, per cui è assai difficile che si possa far cambiare atteggiamento a persone adulte, tanto più se sono convinte (a torto o ragione) di essere nel giusto.

D’altro canto, restando in ambito religioso, la Fede presuppone che non ci si ponga domande il che, a ben vedere, potrebbe sfociare nell’ottusità. Da laico ti consiglierei una lettura: “Per amore. Rifondazione della Fede” di Vito Mancuso ed infine di andare a leggere un pò i punti di vista della Chiesa Valdese: www.chiesavaldese.org che ritengo molto più vicina all’uomo ed al suo sentire, alla sua Fede personale.

Francamente io non credo in Dio, ma se anche capitasse una conversione, la Chiesa intesa come Vaticano & C. resterebbe lontana ani luce dal mio essere; nella mia laicità ho trovato maggiori punti di contatto con la Chiesa Valdese.

Ele di Siena: Condivido quasi totalmente il giudizio, salvo il fatto che in effetti in buono ed il cattivo ci sono in tutti i settori ed in tutti i campi.

Ma è pur vero che quello della Chiesa sarebbe l’unico dove non dovrebbe esserci il cattivo proprio perchè se uno crede agli insegnamenti del Signore e poi non li applica alla sua vita, è perfettamente inutile !

La tua amica chiede che rapporto avete non con la Chiesa, ma con chi la frequenta… ed io credo invece che il problema sia proprio nella Chiesa.

Io non credo proprio nell’istituzione perchè non trovo giusti i suoi precetti, quindi anche con le persone che la frequentano non posso avere grandi rapporti, perchè vediamo la vita in un modo diverso e non ci troviamo d’accordo sui principi di fondo.

Capisco la difficoltà di allontanarsi da una comunità nella quale suo figlio ha trovato il suo mondo, ma credo che così facendo anche il bambino cresca in un modo che a sua madre non va bene…

Un bambino cresce formandosi con le cose che sente e vede intorno e se intorno sente cattiveria, malignità, invidia… e poi sua madre gli insegna valori opposti, forse sarà un po’ confuso…

Io suggerisco di riflettere bene e poi magari piano piano cercare di far capire a suo figlio – se lo ritiene giusto – che magari può farsi amichetti anche nel mondo dello sport, dell’associazionismo, del volontariato laico… 

Però, di fondo, se certe persone nascono maligne e cattive, lo saranno ovunque e quindi nessun ambiente è immune dall’avere al suo interno persone dalle quali è meglio non prendere esempio.

Patrizia torna sull’argomento: La differenza tra l’autrice e il resto delle persone è notevole … Io rispondo … giusto è notevole, sotto quale aspetto pero’? Lei non si è messa sul pulpito a predicare la pace vero!  Lei si è messa seduta su una panchina a criticare, quando poteva tranquillamente tornare a riprendere i suoi bambini.

Il mondo è bello nonostante tutto perchè è vario … basta, dico io, che non sia troppo avariato … e ciò vale x la Chiesa ma anche per la società fuori Chiesa, per i falsi perbenisti e per gli spettatori che resteranno spettatori in quanto forse incapaci o semplicemente indifferenti a scegliere una barricata … e per gli attori che spesso e volentieri hanno scelto un ruolo per un loro tornaconto … e poi c’è chi merita rispetto, ma che spesso sono calpestati … e questo ovunque …

io non dico nulla di nuovo, è la vita fatta così … e con questo concludo, sterili polemiche non mi piacciono, confronti costruttivi si …e siccome sono una persona che rispetta sempre l’altrui pensiero, dopo aver espresso il mio, posso semplicemente dire che non condivido le idee dell’autrice del post … ma nulla di più.

Ricevo da Francesco una riflessione aggiuntiva…

Ieri mi sono riletto sul blog la lettera e tutti i nostri commenti a ciò che vi abbiamo letto.

Ho riflettuto molto su alcuni passaggi; tutti gli interventi costituiscono, sicuramente, un profondo arricchimento di vedute, diversità di pensiero e comportamento.

Proprio per la mia natura tollerante, che mi porta a interagire, rispettare e cercare sempre un lato positivo cui attingere insegnamenti con la diversità (con chi, quindi, pensa e agisce diversamente da me), ho trovato particolarmente importante questo passaggio, scritto da Patrizia, e sicuramente meritevole di attenta riflessione.

Almeno per me.

Patrizia torna sull’argomento: La differenza tra l’autrice e il resto delle persone è notevole … Io rispondo …giusto è notevole, sotto quale aspetto però? Lei non si è messa sul pulpito a predicare la pace vero!  Lei si è messa seduta su una panchina a criticare, quando poteva tranquillamente tornare a riprendere i suoi bambini…

“Lei si è messa seduta su una panchina a criticare”: io non posso sapere, certamente, se l’atteggiamento della nostra amica che ha scritto la lettera sia davvero quello di stare seduti a criticare.

Forse sì, ma potrebbe anche essere di no. Voglio dire, e qui torna protagonista la mia natura tollerante, che questo suo atteggiamento potrebbe essere, letto diversamente, testimonianza di umiltà, di ricerca di una possibilità di crescita e di studio a cui potrebbe seguire un confronto.

Se la nostra amica avesse adottato, fin da subito, l’idea di lasciare i bambini e tornare tranquillamente a riprenderli dopo, si sarebbe comportata come chi a partito preso rifiuta un ambiente e delle persone diverse da sé stesso evitando un possibile confronto e una eventuale possibilità di interagire.

Stare seduta, un po’ in disparte, a osservare è, forse, il primo passo verso l’accettare una diversità. Una fase di studio, un modo per capire qualcosa di diverso.

Successivamente può seguire una fase di avvicinamento, di scambio, di crescita reciproca. Può seguire oppure no: dipende da cosa si è riusciti a capire, a cogliere in quella prima fase di solitario studio. Ma, comunque, quella prima fase merita di essere affrontata, a mio modo di vedere.

4 commenti su “La Chiesa, i suoi insegnamenti, l’ipocrisia

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  2. L.
    5 marzo 2009
    Avatar di L.

    Rispondo a Patrizia:
    direi innanzitutto che la differenza tra me e qs persone è notevole, per il semplice fatto che io non mi sono mai messa sul pulpito a predicare pace, bene, amore,spiritualità e …PERDONO e poi nel momento in cui bisogna mettere in pratica ci si comporta nel modo contrario.
    Io sono umana con molti limiti e molti difetti, ho fatto grossi errori nella mia vita e ne sono consapevole e pagherò pegno quando sarà il momento, ma mai ho avuto la presunzione di far credere di essere quasi perfetta/o solamente per il fatto che alla sera recito il rosario.
    Il mio “analizzare” la condotta di qs persone, non è fine ad un pettegolezzo o ad un giudizio ma si tratta di un constatare che c’è del marcio non dove in teoria non se ne dovrebbe nemmeno sentire l’odore…

  3. Francesco
    5 marzo 2009
    Avatar di Francesco

    Conosco svariate persone che frequentano la Chiesa, con modalità diverse nel porsi di fronte a essa. Direi, anzi, che conosco persone che “semplicemente” frequentano la Chiesa e altre che “vivono” l’essere Cristiani e/o Cattolici, impegnandosi in prima persona per il bene del prossimo e della società secondo quelli che dovrebbero essere i princìpî della Dottrina e dell’insegnamento di Cristo.
    Con questi ultimi ho un bellissimo rapporto: solitamente abbiamo vedute simili sulla società, la politica, la fratellanza, l’umanità, la cultura o, per lo meno, su come vivere questi aspetti rispettando il pensiero e la libertà di ciascuno. Sono persone vivaci intellettualmente, pronte a porsi domande e dubbi, che si aprono verso le diversità e accolgono il vivere e il pensare diverso dal proprio; sono persone che non ti chiedono e non si chiedono perché tu non vai a Messa e non frequenti la parrocchia: per loro non è importante e, a volte o anche spesso, sono persone che vivono la Fede e non la Chiesa come istituzione; con queste persone ci si arricchisce e cresce vicendevolmente.
    Con chi “semplicemente” frequenta la Chiesa ho rapporti di neutralità. Posso interagire con essi su tanti aspetti del vivere sociale, ma difficilmente riesco ad avere scambi che possano arricchirci perché mi accorgo di parlare lingue differenti: io sono molto tollerante e accetto le differenze, davvero, ma quando ci sono barriere di comunicazione è assai improbabile capirsi. Dunque, per la mia natura tollerante accetto e frequento queste persone che fanno della Chiesa una facciata di perbenismo o, spesso, la vivono come una situazione di rapporti sociali e mondani, come apparenza; le accetto e le frequento perché il vivere nella società porta a incontrarsi, ma mi accorgo che per lo più sono rapporti sterili.

  4. Miro
    5 marzo 2009
    Avatar di Miro

    Esperienza assolutamente condivisibile, io però, pur essendo in genere assolutamente critico col clero e con chi lo sostiene, in questo caso mi sento di svincolare il discorso dal fatto religioso. Voglio dire, se esiste una associazione, che siano i supporter di una squadra di baseball o dei boy scout, tale associazione dopo un pò assume i tipici caratteri di un microcosmo in cui si sfogano tutte le caratteristiche sociali dell’uomo, che in genere sono meschine. Inoltre qualsiasi organizzazione nei confronti di chi vorrebbe portare una ventata di novità diventa settaria ed emarginante, non c’è niente da fare. Io ed il nostro padrone di casa Paolo usciamo da una brutta esperienza con persone che si proponevano di lavorare insieme per una causa nobilissima…

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