in sintesi un articolo che leggo su Altroconsumo
Sette italiani su dieci temono di incappare, prima o poi, in un errore medico. Soprattutto in ospedale. E le loro preoccupazioni sono molto più alte rispetto a quelle dei cittadini di altri paesi europei dove è stata condotta la stessa indagine: Spagna, Portogallo e Belgio.
Lo studio che abbiamo condotto fotografa una sensazione di insicurezza diffusa: il 70% degli intervistati ha paura di essere vittima di un errore o di una cattiva pratica medica. Le donne sono in generale più preoccupate degli uomini.
La maggioranza di chi ha risposto teme soprattutto la scarsa professionalità e la negligenza del personale sanitario o una diagnosi sbagliata dovuta a erronea interpretazione degli esami svolti. Dati interessanti, soprattutto se confrontati con le risposte degli altri paesi: in Belgio e in Spagna la colpa degli errori è imputata principalmente allo stress, al super lavoro del personale e al poco tempo a disposizione per il singolo paziente.
Molto più alta invece, anche in Italia, la fiducia accordata al medico di famiglia: solo l’8% teme di incorrere in un suo errore. I cittadini più preoccupati sono quelli che abitano al Sud e nelle isole.
In Italia i tre errori più menzionati sono stati la diagnosi sbagliata, la diagnosi mancata o fatta in ritardo e l’errore nel prescrivere una tera¬pia o un trattamento farmacologico. Il 35% di chi ha risposto ha raccontato della morte di un parente in conseguenza di errore medico e il 68% ha detto che l’errore è stato commesso in ospedale.
Una volta convinti di essere stati vittima di un errore però, non tutti han-no cercato giustizia: solo il 65%. Perché? Soprattutto per il timore di dover avere di nuovo bisogno dello stesso medico in futuro e in qualche caso anche perché non si sapeva bene cosa fare e a chi rivolgersi.
A conferma di questo dato, pochi ritengono sia utile rivolgersi allo stesso medico responsabile dell’errore o all’ospedale in cui l’errore è stato commesso. In molti pensano invece che sia più efficace rivolgersi a un avvocato, al Tribunale del malato o alla polizia. Gli avvocati sono anche quelli che danno più soddisfazione, sia quanto a informazioni fornite, sia per quel che riguarda il sentirsi seguiti nel corso della vicenda.
Anche i medici chiamati per un parere esterno godono della fiducia dei pazienti, anche se spesso, nelle risposte al questionario, emerge la difficoltà di trovare un professionista disposto a “mettersi contro” un collega e a certificare l’errore commesso.
Credo che bisogna evitare di farsi prendere da allarmismi. La meggior parte dei sanitari lavora ancora con la necessaria passione ed attenzione. Detto questo, è inutile negare che il fenomeno “malasanità”, inteso come errore nella pratica medica, esista ed è forse stato favorito dalla scomparsa del tradizionale rapporto tra medico e paziente.