un articolo di Roberto La Pira che leggo su Il Fatto Alimentare
A New York come a Parigi e in molte capitali europee, quando si entra al ristorante, sulla tavola apparecchiata a fianco di piatti e bicchieri si trova sempre una brocca di acqua del rubinetto. I clienti che desiderano pasteggiare con una bottiglia di minerale, la ordinano al cameriere insieme al vino, alla birra e altre bibite. Anche in Italia quando si va al ristorante l’acqua si ordina, ma c’è una piccola differenza.
Chi vuole l’acqua del rubinetto deve chiederla, e in genere la cosa desta sempre una certa sorpresa, sia nei locali di un certo livello sia nelle pizzerie. Le reazioni del cameriere sono diverse: qualcuno dice che l’acqua del rubinetto non è buona, chi ammette di non avere caraffe e chi porta a tavola bottiglie o brocche recuperate in cucina.
Io ogni tanto ci provo, chiedo la brocca e mi giustifico dicendo che a New York e Parigi si fa così, ma mi rendo conto di essere poco convincente. In Italia si bevono 11 miliardi di litri di minerale ogni anno e si tratta di un record mondiale. Tutto ciò comporta un aumento dell’inquinamento e uno spreco di energia dovuta al trasporto delle bottiglie da un capo all’altro della penisola.
C’è poi l’aspetto economico. Chi pasteggia ogni giorno con una minerale di marca pubblicizzata in tv, spende 110 euro all’anno. La spesa però si riduce a 36 euro se si comprano bottiglie in confezioni da due litri senza bollicine provenienti da sorgenti limitrofe.
In Italia bere acqua minerale non solo al ristorante, ma anche nelle mense aziendali, nei bar e nei fast food, è purtroppo un’abitudine consolidata. Cambiare è difficile anche se i buoni esempi esistono.
I bambini delle scuole elementari, delle materne e persino quelli degli asili nido, a tavola bevono solo acqua del rubinetto.
Clicca qui per dire la tua opinione