Una bella e spregiudicata ragazza ebrea escogita un modo davvero insolito per estorcere al padre il consenso a un matrimonio non tradizionale, e soprattutto il denaro necessario a finanziare cerimonia e nido d’amore; due fratelli che più distanti e diversi non si può ritrovano un’intimità dimenticata svuotando la casa della loro infanzia dopo la morte dei genitori; un giovane marito infedele apre finalmente gli occhi sul «segreto» del nonno rabbino; un marito innamorato e tradito ritrova la sicurezza perduta con l’aiuto del figlio.
Difficile che il fascino di ciascuno di questi racconti resista intatto a un breve riassunto. Ma Stuart Nadler possiede il talento dei grandi scrittori della tradizione ebraica, e riesce senza sforzo a mescolare pathos e comicità, costringendo il lettore a ridere e piangere nello spazio di poche righe.
È la vita, la protagonista di questo libro, è la condizione umana ad affascinare l’autore: i piaceri e i tormenti della famiglia, dell’amore, del sesso, del denaro, del lavoro, della religione. Le storie brulicano di padri, madri, figli, figlie, fratelli, sorelle, amanti, anime complicate, desideri confusi.
Nadler è uno scrittore che non crea personaggi «normali» perché sa che non esistono persone normali. I suoi maestri sono Saul Bellow, Isaac B. Singer, Bernard Malamud, Nathan Englander.
Ma la freschezza del suo punto di vista sulle gioie, i dolori, i problemi e le ossessioni di tutti gli uomini iscritti da Dio nel Libro della vita rende queste storie nuove, originali, uniche. Dopo averne letta una, è difficile deporre il libro.
Fonte: Il libraio