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Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J. Lennon)

Per una piccola azienda, la vera impresa è sopravvivere… (allo Stato)/2

pensieri parolePochi mesi fa ho pubblicato un post con lo stesso titolo, che di fatto necessita di ulteriori aggiornamenti ai quali dedico questo spazio aggiuntivo, per maggior chiarezza di lettura.

In ogni caso i problemi per chi lavora onestamente, nella massima trasparenza e paga le tasse, sono molti, troppi e non tutti collegati alla fame di soldi ed all’inefficienza dello Stato.

Per ulteriori post, suggerisco di consultare la categoria Il mondo del lavoro.

Resta il fatto, l’ho constatato più volte personalmente, che chi non è un addetto ai lavori neanche si immagina il nostro mondo.

Oggi al Tg hanno fatto vedere un’azienda in crisi che è stata rilevata dai dipendenti, che con impegno la stanno portando fuori dalle difficoltà; tra gli altri ha parlato un ex-sindacalista ora “operaio e consigliere di amministrazione” che ha affermato di aver conosciuto problematiche che non conosceva… appunto.

Come già detto non sono in discussione la totalità di norme e vincoli, perchè la sicurezza sul lavoro è importante, ad esempio, tuttavia ci vorrebbero norme strutturate in maniera diversa a seconda dell’ambito lavorativo ed anche del momento specifico, di forte crisi economica e stagnazione del mercato che causano a tutte le aziende una mancanza cronica di liquidità.

Nel luglio 2000 abbiamo presentato l’ennesima domanda di autorizzazione emissione fumi che nel nostro caso altro non è che l’emissione in atmosfera dei fumi di saldatura.

Nel 2000 le operazioni di saldatura erano significative nel ciclo produttivo, ma per una serie di ragioni negli ultimi anni si sono ridotte drasticamente al punto che nel 2005 abbiamo goduto dell’esenzione dall’analisi biennale delle emissioni, perchè le stesse non erano significative ed infatti sono diminuite in media del 75%.

Ora nonostante le emissioni siano sempre al di sotto del limiteprevisto per l’obbligo di analisi dei fumi, siamo obbligati a presentare una nuova domanda di autorizzazione emissione fumi.

Ci sta che dopo 10 anni una debba rinnovare l’autorizzazione, tuttavia la gestione della pratica da parte di uno studio tecnico costa 480 € ai quali aggiungere 150 € per il pagamento del bollettino alla Provincia, poi l’onnipresente marca da bollo da € 14,62.

Entro 90 giorni dalla domanda di autorizzazione deve essere presentata l’analisi dei fumi (la stessa dalla quale sono esentato per basse emissioni); nella logica già esposta prima, diciamo che ci sta,  ripresentare le analisi al momento della nuova domanda se non fosse che sono richieste almeno 3 analisi per ogni punto di emissione (e meno male che noi abbiamo un solo punto) cosa questa che comporta una spesa di 640 €.

Una nota dello studio tecnico mi informa che l’azienda, per ragioni economiche o di tipologia di processo, può decidere di ridurre le analisi a 2 oppure ad 1, fermo restando che gli enti preposti al controllo potrebbero richiedere eventuali integrazioni.

Siamo alle prese con una mancanza cronica di liquidità causata soprattutto dal drastico calo del fatturato abbinato però ad un incremento delle spese fuori da ogni logica. Va da sè che mi prendo il rischio e faccio fare una sola analisi ad € 340.

Alla fine dei giochi questa domanda di autorizzazione per l’emissione di fumi in quantità limitate, ci costerà circa 1000 €.

° ° °

Parlando con la persona che segue la pratica è emerso che l’emissione fumi include anche quelli generati da operazioni di torneria, foratura, ecc., a prescindere da quante se ne facciano ovvero se dichiaro di fare queste lavorazioni, fosse anche solo per 1 ora all’anno, sarei costretto ad applicare punti di aspirazione su ogni macchina, con costi quantificabili in alcune migliaia di €, oltre alle analisi per ogni punto di emissione.

Va da sè che su questi presupposti conviene rottamare le macchine e fare il minimo lavoro possibile all’interno dell’azienda; va da sè che politiche di questo genere siano suicide, in quanto le piccole produzioni sono sempre più difficili da fare e nonostante la crisi ci si scontra sempre con il minimo quantitativo che proprio minimo non è…

Il discorso è sempre lo stesso, mi sta bene che vi sia una regolamentazione, ma non che la stessa vada a colpire in maniera indiscriminata le aziende mettendo sullo stesso piano chi fa una certa lavorazione in maniera saltuaria e chi la fa quotidianamente.

Verrebbe da chiedersi se non sarebbe necessaria un’autorizzazione emissione fumi (tossici) in atmosfera per i fumatori… 😉 …

Comunque sia, conosco una persona che aveva un piccolo laboratorio artigianale di articoli in ceramica, votava Rifondazione e protestava contro il carico fiscale… al punto che ha chiuso l’attività, ufficialmente, e lavorava in nero … scaricando senza nessuna autorizzazione nell’atmosfera i fumi del forno dove cuoce la ceramica … inquinava, senza controllo, e non dovendo sottostare alle spese di cui sopra, faceva di fatto concorrenza sleale verso chi, dovendo pagare i vari balzelli, non poteva certo lavorare ai suoi costi .. ops, ovviamente evadeva le tasse … 😉 e per non negarsi niente affittava in nero anche un appartamento …

° ° °

Per gli spostamenti di materiale è presente in azienda un carrello elevatore (muletto) che lavora lo stretto necessario ovvero ha lavorato 1750 ore in 16 anni, pari a meno di 10 ore al mese. La crisi attuale ha causato un’ulteriore riduzione delle ore lavorate che infatti da metà settembre a metà dicembre sono pari a 4 ore.

Come già detto la sicurezza è importante, per cui è giusto che un carrello che solleva e trasporti carichi pesanti, sia sottoposto a controlli ed eventuali interventi di manutenzione, tuttavia così come le autovetture devono fare la revisione ogni 2 anni, anche se percorrono decine di migliaia di km., non capisco perchè tale principio non possa essere applicato ai muletti.

Sarebbe il caso di fissare delle regole che tengano conto dell’utilizzo del carrello, ad esempio un controllo approfondito 1 volta all’anno a prescindere ed una serie di controlli standard ogni 250 ore (un numero a caso…).

Invece, che il carrello abbia lavorato o meno,  attualmente sono previsti controlli trimestrali di catene e forche ed un controllo annuale dello stato di funzionamento del carrello (manutenzione ordinaria).

Ed ecco altri 264 € buttati via…

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(Non è ironico il fatto che l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori non si applichi ai lavoratori della Cgil? Leggi il Blog dei lavoratori licenziati dalla CGIL )