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Aumenti record per i pedaggi autostradali, ma…

Articolo aggiornato dopo la pubblicazione

L’equità, secondo me, non traspare dagli aumenti autostradali spiegati in questo articolo che leggo su Lettera43 anche se a seguito di uno scambio di mail, il sempre puntuale Caprino da buon addetto ai lavori  ha fatto una precisazione in merito che svuota in parte il senso del mio post.  Di solito Lettera43 è fonte attendibile, ma questa volta forse sono scivolati un pò….

Spiega Caprino: Mi stupisce che a Lettera43 (dove ci sono giornalisti economici) non sappiano che gli aumenti sono differenziati in base a un indice complesso che tiene conto di vari parametri relativi a ciascun tratto in esame (indice di mortalità, indice di rugosità dell’asfalto, ecc) e in base al meccanismo degli arrotondamenti (per cui, se il precedente aumento era stato tale da essere arrotondato per difetto, nella tornata successiva si “recupera”). Sembra un articolo preso da qualche agenzia e messo pari pari sul loro sito.

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L’aumento autostradale è innegabilmente un rito al quale gli automobilisti sono stati da sempre abituati, quest’anno, però, il rientro dalla vacanze è stato più aspro del solito.

Fra i dati della ‘stangata’ sono emersi i casi limite del tratto da Genova Pegli fino a Genova Aeroporto, una tratta molto breve passata da 70 a 80 centesimi: sembrano pochi ma l’aumento è stato intorno al 14%. Record nazionale invece per la tratta unica che dal Piemonte congiunge alla Valle d’Aosta con un bel +14,17%, mentre si è sfiorato il +13% in Veneto.

Indignata Napoli,  per ‘soli’ 5 centesimi di rincaro sulla tangenziale, mentre a Roma il raccordo anulare continua a rimanere gratuito. Nel tratto stradale da Napoli a Salerno, il rialzo è stato solo dello 0,31%, molto meno dell’inflazione, mentre di far pagare nel tratto più tortuoso e pericoloso d’Europa, cioè nel proseguimento fino a Reggio Calabria, si nicchia ancora, proprio come sull’anello che circonda la Capitale.

Il Nord, quindi, ne è escito sempre più spremuto. Oltre ai picchi record citati si notano, verso Milano, altri rincari con 10 centesimi in più per chi arriva da Bergamo, Brescia e Lodi e la stessa cifra per chi esce ai caselli di Terrazzano e Sesto San Giovanni.

Da Como a Milano, una delle tratte più care d’Italia pur non avendo ponti né gallerie (salvo il raccordo A8-A9) si è registrato uno degli scandali più grandi: per meno di quaranta chilometri, quasi mezzo euro in più. E come direbbe qualcuno: «E io pago…».

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