Giorni fa un lettore pensava in un mio post si celasse una certa tolleranza verso i furbetti ovvero gli evasori; non è così, stavo semplicemente pensando a voce alta circa la reale convenienza nel colpire, in determinati casi l’evasore; non è certamente etico e morale fargliela passare liscia, tuttavia se per colpire un colpevole, danneggiamo poi un tot di innocenti?
Per capirci se penso a quella coppia che dichiaravaun reddito di 5 € all’anno (!) e poi avevano 50 milioni fra liquidi, terreni ed altro, bè io a gente così sequestrei tutto, facendoli poi vivere con i loro5 €. Non ce la fate? Allora morite lì dove siete.
A questo proposito, ben vengano invece le mazzolate ai furbetti di cui leggo in un articolo che leggo su Sicurauto e che pubblico in sintesi, fermo restando che resto dell’idea che invece che mandare in trasferta 80 ispettori a Cortina (vitto, alloggio, ecc..) meglio usare i cervelloni ed incrociare un pò di dati, che i risultati arivano lo stesso:
L’Ufficio Antifrode della Direzione regionale del Lazio dell’Agenzia delle Entrate ha rilasciato un comunicato, dal quale traspare una malcelata soddisfazione, in cui dà conto di un’operazione appena conclusa che ha messo il sale sulla coda a una sessantina di “furbetti del superbollo”.
Sono tutti clienti di un’organizzazione, la cui sede romana è stata visitata dai segugi dell’Agenzia, che offriva un prezioso servizio: tramite la cessione a società estere (ma mantenendo la proprietà, cosa che in sè non costituisce reato), le auto di lusso dei clienti sparivano agli occhi del fisco italiano.
Risultato: niente tassa di proprietà, niente superbollo, minore visibilità agli accertamenti fiscali legati al possesso di auto di lusso e possibili risparmi sui premi assicurativi, anch’essi pagati a compagnie estere. Ovviamente le vetture rimanevano tutte nella piena disponibilità dei soggetti, che le utilizzavano con targhe del Paese verso il quale venivano falsamente esportate.
Dallo schedario è emerso di tutto e di più: dai “poveri” con dichiarazione dei redditi da 5.000 € che desideravano occultare il possesso di Porsche e Aston Martin alla pensionata oltraottantenne proprietaria di un’Audi Q7 che in realtà era del figlio, un professionista che dichiarava di risiedere in un paradiso fiscale.
Naturalmente la posizione reddituale di tutti i personaggi dei quali sono stati rinvenuti i dati, clienti o aspiranti tali, sarà passata al microscopio e per loro, da punto di vista fiscale, si preparano tempi piuttosto complicati.