in sintesi un articolo di Dario Dongo che leggo su Il Fatto Alimentare
L’altro giorno Catherine Ashton, l’Alto Rappresentante per gli affari esteri dell’UE, ha dato riscontro all’interrogazione di quattro autorevoli eurodeputati italiani su quanto sta ora accadendo in Etiopia. Omicidi, torture e minacce, incendi, deportazioni sono stati documentati da Human Rights Watch (HRW) e dallo Oakland Institute che a sua volta ha lanciato una petizione online diretta al Presidente USA, Barack Obama.
Ma per la Ministra degli esteri europea non c’è ragione di preoccuparsi, niente di dimostrato.
Delle due l’una: o i volontari di HRW che hanno rischiato la vita per fare indagini e raccogliere testimonianze sono affetti da allucinazioni collettive, oppure la vicepresidente della Commissione europea nasconde la verità.
E se quest’ipotesi fosse reale, perchè? Il land-grabbing esula dall’agenda politica di Ashton, è evidente. Ma c’è dell’altro?
Il 10 maggio Ashton ha risposto solo in parte all’interrogazione scritta dei nostri eurodeputati Patrizia Toia, Elisabetta Gardini, Silvia Costa e Sergio Cofferati, che chiedevano informazioni e intervento contro il land-grabbing in Etiopia. Ha spiegato che “La Commissione è consapevole del fatto che in alcune zone dell’Etiopia sono in corso programmi di reinsediamento, attuati dal governo nel quadro di un programma volto a fornire servizi di base in modo più efficiente”. Almeno di qualcosa ha sentito parlare insomma.
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