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Raccolta firme per il Referendum, la Casta è salva…

Giorni fa un paio di amiche mi avevano chiesti se sapessi qualcosa in merito a questa raccolta di firme e relativi appelli per andare a firmare in comune; mi sono informato rapidamente e, a puro titolo personale, avevo detto che quasi certamente era una raccolta inutile, per varie ragioni, tra cui il fatto che chi deve fare i cambiamenti sa benissimo che cosa pensano in merito i cittadini, ma, detto in parole povere, se ne frega.

E da sempre se ne fregano dei risultati dei Referendum alla faccia nostra e della democrazia (a parole) in cui viviamo.

Ovviamente, ci sono referendum ben congegnati, studiati e sostenuti adeguatamente che vale sempre la pena di firmare prima e votare poi, ma credo che talvolta sia inutile intasare gli uffici comunali sapendo che la cosa non sta in piedi, così come si evince da questo articolo di Lettera43 che pubblico in sintesi.

Tra l’altro basta mettere in una mail le parole Taglio, Stipendio e Casta ed ecco che parte l’inoltro a prescindere, senza informarsi o, meglio ancora, verificare che quel che si invia corrisponda a verità.

°°°

I dirigenti dell’Unione popolare chiedono una firma per «tagliare gli stipendi d’oro dei parlamentari», ma facendo un pizzico d’attenzione si scopre subito che non è così.

Perché il «referendum contro la Casta», lanciato da un gruppo di democristiani di lungo corso, in realtà non va a intaccare le buste paga di deputati e senatori, bensì i rimborsi spese che sono quantificati in circa 48 mila euro l’anno per ciascun appartenente alle Camere.

Certo, sempre di tagli si tratta e, se la consultazione dovesse tenersi e avere esito positivo, il risparmio per il parlamento sarebbe superiore a 45 milioni l’anno. Tuttavia, lo slogan non coincide con il quesito, perché un conto è lo stipendio, altro sono i rimborsi.

Per l’Up, l’ultimo giorno utile per raccogliere le 500 mila firme da depositare in Cassazione per la verifica sarebbe il 31 luglio. Ma la campagna cozza contro la legge numero 352 del 25 maggio 1970 secondo cui, all’articolo 31, «non può essere depositata richiesta di referendum nell’anno anteriore alla scadenza di una delle due Camere e nei sei mesi successivi alla data di convocazione dei comizi elettorali per l’elezione».

La scadenza naturale del parlamento è fissata per la primavera 2013 e, anche in caso di voto anticipato a ottobre, le firme raccolte dall’Up sembrano dunque destinate a essere rispedite al mittente.

Tuttavia la normativa è complessa e i vari passaggi tecnici – presentazione dei quesiti, poi delle firme e controllo – sembrano, almeno secondo i promotori, lasciare spazio a interpretazioni differenti, con la possibilità di riprendere la raccolta in fasi diverse così da aggirare la legge 352.

Nella pagina Facebook di Up la confusione regna sovrana. C’è chi spiega di essere andato in Comune e non aver trovato i moduli e chi invece racconta di aver firmato.

Quanto al nodo centrale, la validità o meno delle firme, anche qui i pareri sono diversi. C’è chi dice di andare avanti perché la Cassazione convaliderà le firme, chi sostiene il contrario, chi si avventura in un incastro di date riguardanti la consegna dei moduli alla Corte, avvenuta in aprile, la chiusura della campagna (fine luglio) e la presentazione delle firme, cosa che comunque avverrà non prima di settembre.

Nessuno però riesce a spiegare davvero che fine faranno le adesioni dei cittadini, né se la consultazione abbia qualche possibilità di essere indetta o meno.

Ulteriore incognita è l’eventuale reazione della Casta, come testimonia un recente episodio.

A maggio, in Sardegna, un referendum popolare regionale aveva raggiunto il quorum e, con una percentuale di sì pari al 97%, aveva stabilito il taglio degli stipendi dei consiglieri regionali. Volontà chiara quella dei cittadini, senza dubbi né ombre.

Eppure, appena un mese dopo, l’assemblea regionale sarda, in una seduta notturna tenutasi quando non c’era pubblico in Aula e i giornali erano già in stampa, ha votato in fretta e furia una leggina che restituisce ai consiglieri la stessa paga che gli elettori avevano invece ridotto.

viaReferendum, la Casta è salva – POLITICA.

Un commento su “Raccolta firme per il Referendum, la Casta è salva…

  1. Bosch
    24 luglio 2012
    Avatar di Bosch

    Ma pensi che se non andiamo più a votare, questi delinquenti, perchè di delinquenti si tratta, non trovano un altro sistema per andare a rubare…. io non voto più, e non mi vengano a dire che cosi’ facendo se ne avvantaggia la maggioranza o chi altro.

    non votando non ci mando nessuno, punto.

    Se poi come sempre succede in campagna elettorale, promettono posti di lavoro, privilegi, appalti o altro questo e’ un problema che riguarda la coscienza degli Italiani (ammesso che abbiamo una coscienza…)

I commenti sono chiusi.