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Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J. Lennon)

Un libro: Le testimoni silenziose

Fin dai tempi di Marco Polo la Cina appare ai nostri occhi come un “altrove” lontano, smisurato ed enigmatico, fatto di strade gremite e odori penetranti, di tessuti preziosi e bandiere rosse, di scritte aggraziate e indecifrabili come i volti dei suoi abitanti.

Un gigante rimasto assopito e isolato per millenni mentre l’Occidente si affannava a rincorrere il mito della crescita; un gigante che adesso si è svegliato e che, con un balzo, sembra aver annullato ogni distanza, capovolto ogni riferimento.

Forse, allora, proprio in mezzo a cambiamenti così epocali è venuto il momento di chiederci: cosa sappiamo veramente della Cina?

Ma soprattutto: cosa sanno di sé i cinesi?

Quale coscienza hanno le giovani generazioni dell’abisso che separa le loro esistenze di cittadini moderni e cosmopoliti da quelle dei loro genitori e dei loro nonni, che soltanto pochi decenni fa vivevano immersi in una dimensione epica e arcaica?

Guaritrici, banditi, acrobati, cantastorie, soldati, fabbricanti di lanterne: sono le vite preziose di questi genitori, di questi nonni, quelle cui Xinran dà voce nelle pagine del suo libro-reportage, strappandole così all’oblio.

Vite comuni eppure incredibili, fatte di senso del dovere e di affetti sacrificati, legate alla tradizione e stravolte dalla cecità della rivoluzione. Vite che testimoniano la toccante tenacia e al tempo stesso l’ineluttabile fragilità di un mondo destinato probabilmente a sparire per sempre.

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Questa voce è stata pubblicata il 16 agosto 2012 da in L'angolo dei libri - Le nostre segnalazioni con tag , , , , .