Nonostante inquinamento e sfruttamento, il Mediterraneo contiene 200 specie ittiche commestibili. Tuttavia, a fronte di pochi pesci “di lusso” molto usati, altri vengono regolarmente trascurati.
Questo il messaggio dell’AIC, Accademia Italiana della Cucina, riunita per la presentazione de “L’Italia del pesce”.
Secondo l’Accademia, i banchi delle pescherie si concentrano solo su 20-25 varietà, circa il 10% del potenziale marino. Le cause, principalmente due. Da una parte, la ridotta conoscenza del prodotto, che riduce la visuale dei consumatori. E poi, la globalizzazione, che mette in luce alcune specie, oscurandone molte altre.
Allora, spiega Paolo Petroni, presidente del Centro Studi, “Si rischia di trascurare un pezzo della nostra storia gastronomica” e di accentuare la dipendenza dall’estero: nel solo 2011, sono state importate 950.000 tonnellate di pesce.
La soluzione di Petroni è il recupero del pesce low cost. Il Natale è occasione favorevole: si lascia da parte “Pesci costosi come aragoste ed astici” per cucinare “specie ittiche tradizionali, come il pesce azzurro”. Così facendo, si risparmia e si gode d’importanti proprietà nutrizionali.