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Agli italiani piace la legge contro i sacchetti non biodegradabili. Pochi però li sanno riconoscere…

in sintesi un articolo di Valeria Nardi che leggo su Il Fatto Alimentare

Il 90% degli italiani valuta positivamente la legge che ha messo al bando le tradizionali borse di plastica promuovendo l’uso di quelle ottenute con materiali ecocompatibili.

È questo il dato più interessante emerso dallo studio realizzato da ISPO Ricerche sugli atteggiamenti dei cittadini nei confronti della chimica verde e delle sue principali applicazioni tra cui le bioshopper.

In generale si registra un elevato consenso (circa 90%) verso la nuova legge, ritenuta un doveroso passo avanti per la tutela dell’ambiente, e valutata positivamente se costringe ad essere più responsabili dal punto di vista dell’ecologia.

compostabile logoLo studio evidenzia anche aspetti negativi. Le borse compostabili, ad esempio, non soddisfano più della metà degli intervistati su due aspetti fondamentali: la resistenza e il riutilizzo per la spesa.

Mentre vengono promosse per quanto riguarda le dimensioni, il prezzo e i vantaggi del recupero collegati alla raccolta differenziata.

Il secondo tasto dolente riguarda l’incapacità a distinguere tra borse di plastica biodegradabile e compostabile, che supera la metà degli intervistati.

Solo il 16% del campione sa che esiste una certificazione per le buste compostabili (realizzate con amido mais, patate e poliestere, che possono essere smaltite nell’umido e che sono distinguibili attraverso i marchi come  Compostabile, CIC o OK Compost, in base alla norma EN13432).

Purtroppo con l’entrata in vigore della nuova legge si sono diffusi i sacchetti in polietilene addittivato detti oxodegradabili, erroneamente considerati biodegradabili. Nonostante i richiami all’ecologia queste buste si trasformano in minuscoli frammenti di plastica che disperdendosi nel terreno, rappresentano un problema per gli animali e per l’ambiente.

Nell’agosto del 2012 i laboratori Chelab hanno concluso i test di biodegradazione, durati oltre un anno, sui diversi tipi di sacchetti, dimostrando che la biodegradazione delle shopper in polietilene additivato è di entità irrilevante: dal 6.5% al 10.5% in un anno, a fronte del 90% in 6 mesi delle shopper biodegradabili e compostabili.