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Sacchetti biodegradabili: firmato il decreto che stabilisce i criteri per la commercializzazione e le sanzioni

in sintesi un articolo di Luca Foltran che leggo su Il Fatto Alimentare 

Finalmente chiarezza sui sacchetti biodegradabili: il tanto atteso provvedimento attuativo sui sacchetti da asporto è stato firmato dai ministri Clini e Passera e il passaggio successivo sarà la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

Il decreto rappresenta un punto fermo nella questione e stabilisce chiaramente i criteri cui devono rispondere i sacchetti per poter essere immessi sul mercato.

Potranno essere commercializzati solo:

– sacchi monouso biodegradabili e compostabili, conformi alla norma armonizzata UNI EN 13432:2002;

– sacchi riutilizzabili composti da polimeri con una percentuale di plastica riciclata di almeno 30 per cento se destinati all’uso alimentare, oppure con una percentuale di plastica riciclata di almeno il 10 per cento se non destinati all’uso alimentare;

Resta consentita la commercializzazione di sacchi riutilizzabili per l’asporto delle merci realizzati in carta, in tessuti di fibre naturali, in fibre di poliammide e in materiali diversi dai polimeri.

È invece molto vaga la modalità di conversione degli impianti attualmente adibiti alla produzione di sacchetti di plastica comune. Il decreto lascia poco spazio alla fantasia anche per le modalità di informazione verso i consumatori.

I sacchetti dovranno infatti riportare una delle seguenti diciture, secondo la tipologia:

“Sacco biodegradabile e compostabile conforme alla norma UNI EN 13432:2002. Sacco utilizzabile per la raccolta dei rifiuti organici”;

“Sacco riutilizzabile con spessore superiore ai 200 micron – per uso alimentare”;

“Sacco riutilizzabile con spessore superiore ai 100 micron – per uso non alimentare”;

“Sacco riutilizzabile con spessore superiore ai 100 micron – per uso alimentare”;

“Sacco riutilizzabile con spessore superiore ai 60 micron – per uso non alimentare”;

Non si prospettano quindi clamorosi colpi di scena anche se, visto il lungo percorso che la vicenda shopper ha seguito fino alla sua conclusione, la cosa non ci stupirebbe.