Ricevo da Poppea
Questa cisterna si trova a Civitavecchia, all’interno del Ce.Si.Va (Centro Simulazione e Validazione dell’Esercito) in via Terme di Traiano 51, dove lavoro. L’ha scoperta Ennio Brunori (allumierasco) che partendo da Allumiere ha seguito il percorso dell’acquedotto.
Sembra che nella zona sopra il Ce.Si.Va ci fosse la villa di Traiano, lo testimonia il fatto che poco più su ci sono ancora i resti delle terme. Il Brunori purtroppo è deceduto per incidente d’auto a gennaio del 1999 ed i vincoli ambientali , con la compiacenza della sovraintendente alle belle arti sono stati tolti e lì si è, come succede in Italia, costruito.
La cisterna è stata dimenticata per anni finchè il colonnello Daniele di Giulio del Ce.Si.Va. appassionato di archeologia, con l’aiuto del dott. Odoardo Toti (esperto archeologo) l’ha fatta riportare alla luce, con l’aiuto della Cariciv (Cassa risparmio di Civitavecchia) è stato retausrata e nei giorni scorsi c’è stata l’inaugurazione.
Una cerimonia riuscitissima, il comandante ha nominato il Brunori, ha ringraziato i parenti per essere intervenuti ed ha consegnato alla vedova il crest del Ce.Si.Va.; inutile dirti che si è commossa.
Nota di Paoblog: Quale nota a margine di questa bella vicenda, che attesta il fatto che fortunatamente esistono ancora persone sensibili che percepiscono l’arte e la cultura come un valore e non un fastidio, devo aggiungere che fonti ufficiose dicono che sopra il Ce.Si.Va. ci fosse addirittura la villa di Traiano, voce corroborata dal ritrovamento, a quanto pare, di alcune stanze affrescate; il condizionale è d’obbligo, dato che lo scopritore è deceduto 14 anni fa, tuttavia si dice anche che molti indizi fanno una prova.
E chi vuol capire, capisca… 😉
Seguono alcune foto delle terme Taurine di Civitavecchia.
La mia fotocamera era una semplicissima Agfa-Rapid con i classici “cuboflash” e le foto che scattai risultarono poi praticamente illeggibili.
Giusto per aggiungere qualche ulteriore dettaglio, quando i miei genitori seppero delle mie avventure sotterranee, mi sgridarono per non averli avvertiti preventivamente, giusto perché sapessero almeno dove mi trovavo.
Per questo, un paio di giorni dopo la “scoperta” mio padre che allora era insegnante di “IAS” alla Scuola di Guerra, volle vedere anche lui gli ambienti e ne rimase assai colpito.
Il fabbricato con gli alloggi per Ufficiali, prospiciente il terreno con la casupola al cui interno c’erano le tubature e le botole che consentivano l’accesso alle cisterne, era la c.d. “Palazzina O”.
Buonasera, ha scattato qualche foto durante queste esplorazioni ?
Salve,
queste cisterne, le esplorai già nel 1971-’72, quando avevo 14 anni ed abitavo nella palazzina di pertinenza della Scuola di Guerra prospiciente al terreno (allora incolto) sul quale sorgeva una piccola costruzione abbandonata, che forse fungeva da stazione di pompaggio idrico. All’interno di questa costruzione, si trovavano delle tubature in ghisa e due botole in ferro, aperte.
Assieme ad un amico, muniti di torcia elettrica, scendemmo la viscida scala, e giungemmo al fondo, allagato d’una finissima melma argillosa. Era impressionante l’eco ed affascinante il finissimo reticolo di filamenti argillosi sulle pareti.
Nei dintorni, sorgevano resti in totale abbandono di muratura romana e, da un’entrata laterale a quella con le botole, scendendo una scaletta a pioli in ferro, si giungeva in un condotto idrico romano con pareti in opera reticolata, che conduceva sino all’interno del recinto della Scuola di Guerra interrompendosi, per crollo, circa sotto la costruzione che al tempo era occupata mi pare dal laboratorio di calzoleria militare.
Nel settembre 1972, poco prima della partenza per Verona (mio padre fu trasferito lì per servizio), esplorai con maggiore accuratezza le cisterne in compagnia di un ufficiale Germanico, frequentatore della Scuola di Guerra ed appassionato di archeologia romana, il magg. Frank Didwiszus. Egli rimase impressionato ed affascinato dal luogo e mi ringraziò per l’opportunità.
Credevo che il luogo fosse conosciuto già da allora, poiché ne feci una relazione anche a scuola.
A Civitavecchia, vissi dall’autunno del 1965 all’ottobre del 1972 ed in quella città ho vissuto anni bellissimi e, come visto, conditi di interessanti “avventure”.
Cordialmente,
Enzo Calabresi – Trento
Francesco, se ti facesse piacere visitarla,insieme alla biblioteca ricca di libri antichi, basta che mi fai un fischio
Spettacolare