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L’Agenda digitale nella Repubblica delle Banane

BananeChe il mondo digitale sia per le istituzioni una cosa alquanto nebulosa, si sapeva, tanto è vero che siamo un paese decisamente arretrato in tal senso, riuscendo a complicarci la vita sempre di più, tuttavia la vicenda segnalata sul Blog di Paolo Attivissimo, spiegata poi nell’articolo di Guido Scorza su L’Espresso Blog è veramente paradossale e testimonia, se mai ce ne fosse bisogno che non solo le istituzioni viaggiano a velocità diverse, ma che a farne le spese è sempre il Cittadino, ancora una volta Cornuto & Mazziato.

ecco, in sintesi, l’articolo di Guido Scorza

Ha davvero dell’incredibile la vicenda che si apprende sfogliando il bollettino dell’Autorità Garante per la concorrenza e per il mercato dello scorso 22 aprile.

Una società condannata a pagare quindicimila euro – poco meno del 20% del suo fatturato annuo – per essere stata troppo veloce a realizzare e pubblicizzare una soluzione di firma elettronica avanzata ovvero l’ultimo nato dei quattro tipi di firma elettronica introdotti nel nostro ordinamento nella speranza – sin qui vana – di digitalizzare il Paese.

La storia – al netto di alcuni passaggi tecnico-giuridici – è più o meno questa.

Nel dicembre del 2010, il legislatore, interviene sul Codice dell’amministrazione digitale, introducendo, tra l’altro, una nuova tipologia di firma elettronica, appunto quella elettronica avanzata e stabilisce che, per la più parte degli atti e contratti, possa essere utilizzata in alternativa alla firma digitale, il cui utilizzo, peraltro, non è mai davvero decollato.

La firma elettronica avanzata è uno strumento più agile e “usabile” rispetto alla firma digitale e, dunque, una soluzione capace di segnare davvero – forse – una svolta nella digitalizzazione della pubblica amministrazione e dei rapporti tra privati.

Lo stesso Governo, attraverso il servizio “linea amica”, rassicura cittadini ed imprenditori circa la circostanza che “Il documento informatico sottoscritto con firma elettronica avanzata, qualificata o firma digitale è valido a tutti gli effetti di legge e soddisfa il requisito della forma scritta”.

Frattanto il Governo e chi dovrebbe occuparsi di varare al più presto le nuove regole tecniche, se la prendono straordinariamente comoda.

Passa il primo anno, passa anche il secondo e si arriva alla primavera del terzo, senza che le regole tecniche vengano definitivamente approvate.

Ha dell’incredibile apprendere che l’Autorità Garante della concorrenza e del mercato ha ritenuto ingannevole la pubblicità con la quale una società promuoveva la propria firma elettronica avanzata, stabilendo che, allo stato, in assenza delle regole tecniche, la firma elettronica avanzata sarebbe solo un istituto giuridico inutilizzabile.

Non è così, non solo per una lunga serie di argomenti giuridici che l’Autorità Garante avrebbe fatto bene ad approfondire ma soprattutto perché, l’imprenditore in questione, non ha detto niente altro di quanto, continua a campeggiare, in grassetto, proprio sotto il logo della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Se davvero, dunque – come ritiene l’Autorità Garante – le firme elettroniche avanzate, allo stato, in assenza del varo delle regole tecniche, sono solo un istituto giuridico inutilizzabile, l’ingannevolezza e la disinformazione è partita proprio dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, ovvero dall’organo deputato a varare le tanto attese regole tecniche.

D’accordo essere uno dei Paesi dell’Unione europea meno moderno ed innovativo ma, almeno, smettiamola di remare contro il progresso.