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Le leggi “contro l’anarchia del Web” ci sono, ma la Boldrini non lo sa.

webin sintesi un articolo di Simone Cosimi che leggo su Wired e del quale consiglio la lettura integrale, perchè la disinformazione, in questo caso, parte dall’alto.

Interessante notare come i politici, quando i danneggiati sono loro, si accorgano che i tempi della giustizia, in Italia, sono troppo lunghi.

Comunque sia, si invocano sempre nuove leggi, norme e regole che alla fine non fanno altro che complicare la vita agli onesti, che tanto “incivili & furbetti” se ne fregano; sarebbe sufficiente vigilare nei giusti tempi e modi ed applicare le leggi che abbiamo. Utopia, lo so…

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Mi domando se sia giusto che una minaccia di morte che avviene in forma diretta, o attraverso una scritta sul muro, sia considerata in modo diverso dalla stessa minaccia via Web“. Sono le parole del presidente della Camera, Laura Boldrini, in un’ intervista a La Repubblica.

Dopo la sua elezione del 16 marzo, si è scatenata nei confronti di una donna e una persona attenta ai diritti dei più deboli e degli immigrati un’ offensiva online che ha pochi precedenti. […] Tanto da spingere la neopresidente, non senza qualche polemica, a istituire a Montecitorio un piccolo nucleo di agenti della Polizia postale.

Sottolineando la necessità di una nuova legge contro “ l’anarchia di Internet”, a cui si aggiunge anche il commento del presidente del Senato Pietro Grasso a SkyTg24: ” Le leggi che proteggono dal Web effettivamente le dobbiamo assolutamente ideare. […] Perché attraverso il Web si commettono tanti reati ed è necessario che ci sia una volontà internazionale, perché purtroppo i server da cui nascono le possibilità di identificare le persone sono in paesi che non collaborano sotto il profilo giudiziario”.

Le leggi ci sono – dice a Wired.it l’avvocato Guido Scorza, avvocato esperto di Internet e nostro blogger – da quelle sulla xenofobia a tutta l’impalcatura che punisce i reati commessi nell’ambito dell’informazione, come la diffamazione. Sono tutte applicabili via Web. Anzi, come mezzo di comunicazione di massa l’imputazione per un fatto accaduto in Rete rischia perfino di essere più grave. Dunque è falso sostenere la tesi del muro diversa dal Web. Il problema semmai è che la Boldrini, come molti prima di lei, non ha un quadro chiaro del fenomeno.

Il presidente della Camera si lamenta per i tempi lunghi d’intervento. Ha ragione, ma quello è un problema generale della giustizia italiana – prosegue Scorza – tema ben diverso dall’idea che ci siano diritti diversi per mezzi diversi. Nessuna impunità è consentita in Rete. Semmai può essere difficile scovare chi commetta un reato ma, anche in questo caso, è questione ben diversa e apriremmo un mondo: si tratta di tecnica, non di diritto. Vogliamo forse schedare ogni utente della Rete?”.