La crescente elettrificazione e “ibridazione” dei trasporti, determinata in parte dall’aumento del prezzo del petrolio e in parte dalla volontà di realizzare una mobilità sempre più sostenibile, sta puntando i riflettori su una serie di problematiche che esigono risposte concrete in tempi brevi, per evitare, come spesso accade, di dover rimediare a qualcosa solo perché non c’è stata abbastanza lungimiranza nella fase progettuale.
Tra queste, centrale è la questione relativa al Litio, il più leggero degli elementi solidi, rappresentato dal numero atomico 3 nella tavola periodica e appartenente al gruppo dei metalli alcalini. Impiegato nel settore automotive da oltre dieci anni, ci si chiede oggi che fine facciano le batterie agli ioni di litio una volta che il veicolo nel quale “hanno prestato servizio” arrivi alla fine del suo ciclo di vita.
Come ci hanno spiegato Orecchini e i ricercatori della Sezione SEM Alessandro Dell’Era e Adriano Santiangeli, si tratta di un elemento largamente disponibile a livello mondiale, ma che, a causa della sua reattività, si presenta sempre legato ad altri elementi o composti.
Quantificato nel mondo in circa 28 milioni di tonnellate, con un potenziale di estrazione che secondo dati recenti è stimato in circa 11 milioni di tonnellate, quasi il 50% delle riserve disponibili di Litio commercialmente sfruttabili si troverebbe in Bolivia, nei laghi salati prosciugati delle Ande, come quello di Salar de Uyuni.
A partire dalla metà degli anni 2000, il Litio ha iniziato a trovare spazio anche nel settore automotive. «Le batterie al Litio, infatti, hanno affiancato e in alcuni casi sostituito quelle al Nichel idruri metallici, tutt’ora le più utilizzate per veicoli ibridi-elettrici».
Ma una volta che il veicolo viene dismesso, occorre prestare particolare attenzione a come esse debbano essere correttamente smaltite. Il Litio, spiegano i ricercatori, è tossico se ingerito o inalato e corrosivo per gli occhi, la pelle e le vie respiratorie.
Alla fine delle “due o tre vite” che attendono ogni batteria al litio, chiarisce il team di Orecchini, i produttori diventano responsabili del loro trattamento, così come stabilito nell’ottobre 2008 dalla Direttiva europea in materia al fine di conservare risorse preziose e ridurre al minimo il degrado ambientale.
Il riciclo, insomma, di questo materiale oltre a essere un dovere per salvaguardare la salute dell’ambiente è anche un processo economicamente conveniente. In un’ottica di efficienza, potrebbe essere comunque ritardato raggiungendo efficienze e prestazioni più elevate oppure aumentando la vita operativa di tali batterie