Da venerdì un intero quartiere di Istanbul è messo a ferro e fuoco da migliaia di cittadini che protestano contro la decisione di abbattere 600 alberi del parco Gezi per costruire un centro commerciale.
Il premier Recep Tayyip Erdogan ha ammesso un eccesso di violenza da parte della polizia repressione della protesta, ma ha ribadito di non voler recedere dalla linea dura. Ha annunciato ai manifestanti che la distruzione del parco non si fermerà, «qualunque cosa facciate».
Massima solidarietà a chi protesta contro questo scempio ambientale, ma non solo, visto che nel giro di pochi anni un terzo delle vecchie abitazioni della città saranno rase al suolo per fare spazio, tra l’altro, ad un aeroporto, a una nuova moschea, e a un nuovo canale che sdoppierà il Bosforo.
Questa vicenda, proteste a parte, mi ricorda quanto vogliono fare a Corbetta, facendo fuori il bosco urbano per fare spazio al nuovo stadio (e non solo)…
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