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Dopo 10 anni molti insetti diventano resistenti e il vantaggio di usare semi Ogm si riduce

ogmin sintesi un articolo di Agnese Codignola che leggo su Il Fatto Alimentare

Dal 1996, anno delle prime autorizzazioni, a oggi, nel mondo circa 400 milioni di ettari sono stati coltivati con mais e cotone geneticamente modificato per produrre la tossina batterica del Bacillus thuringiensis (Bt).

La tossina del Bt causa la morte di molti parassiti animali ed è innocua per l’ambiente e per l’uomo, come conferma la nebulizzazione della stessa avvenuta per molti anni in tutto il mondo.

Fin dall’inizio, infatti, molti gruppi ambientalisti e ricercatori del settore hanno avanzato pesanti dubbi sui possibili effetti a carico dell’ambiente e, in particolare, sulla concreta possibilità dello sviluppo di specifiche resistenze tra i parassiti, che avrebbero reso inutile l’impiego di queste sementi ogm.

Ora un gruppo di ricercatori francesi del Center for Agricultural Research for Development (CIRAD), guidato da Yves Carrière ha voluto verificare la situazione.

L’analisi ha preso in considerazione 77 studi riguardanti 13 diverse specie di parassiti presenti in otto paesi dei cinque continenti. Il risultato non è  affatto rassicurante, perché la comparsa della resistenza si vede abbastanza chiaramente: se nel 2005 le specie resistenti alla tossina del Bt era una, cinque anni dopo se ne contavano cinque.

Delle cinque specie resistenti, tre sono state identificate negli Stati Uniti, dove gli agricoltori hanno ormai piantato a mais e cotone ogm su circa la metà del terreno coltivabile; l’emergere della resistenza ha seguito le leggi dell’evoluzione e si è manifestato seguendo appieno le previsioni.

E’ necessario che il campo contenga  zone cosiddette rifugio, cioè prive di piante geneticamente modificate, dove gli insetti possono nutrirsi senza sviluppare resistenza e, quindi, sopravvivendo e generando prole non resistente.

Un esempio clamoroso dell’importanza di queste zone franche viene dalla Pectinophora gossypiella, un insetto che nei campi di cotone dell’India, dove non sono state inserite zone rifugio, ha sviluppato resistenza al Bt molto in fretta, mentre negli Stati Uniti, dove le zone rifugio esistono in quasi tutte le coltivazioni, lo stesso insetto non ha mostrato resistenze allarmanti.

Stesso seme, stessa pianta, stesso insetto ma due destini molto diversi.

Questo studio  fornisce alcuni elementi chiave per migliorare la pianificazione di queste coltivazioni, ritenute da alcuni indispensabili se si vuole assicurare la produzione di una quantità sufficiente di cibo (e non solo) per i nove miliardi di essere umani che presto popoleranno il pianeta.