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Commercianti- prestanome. E poi dicono che in Italia la burocrazia soffoca l’impresa…

di Maurizio Caprino

A Lucca la Polizia stradale ha scovato un po’ di veicoli intestati a prestanome in un campo nomadi.

La solita operazione di quelle degli ultimi tempi contro le intestazioni fittizie di veicoli poi usati anche da malviventi o per evadere tasse e assicurazione?

Anche, ma non solo. Il fatto è che le persone beccate erano commercianti d’auto.

Questo apre una falla nelle incrollabili convinzioni mediatiche secondo cui l’Italia è un Paese dalla burocrazia soffocante che non consente di fare impresa: molti adempimenti richiesti sono di cartone, per cui basta essere furbi e senza scrupoli per non avere in realtà alcun vincolo alla libertà d’impresa.

Infatti, i denunciati figuravano come commercianti di veicoli nonostante ben difficilmente potessero averne i requisiti.

Per iscriversi al Registro imprese, anche quando si dichiara di esercitare commercio elettronico o addirittura vendita a domicilio (ma avete mai visto un’auto venduta a domicilio?), il ministero dello Sviluppo economico richiede giustamente di avere la disponibilità almeno uno spazio per ricoverare la merce.

E invece le richieste d’iscrizione vengono accettate senza controllare adeguatamente: più facile di così…

Insomma, tutti commercianti. E così si possono ottenere la targa prova, la possibilità di intestarsi veicoli senza pagare l’Ipt (che invece ammazza i passaggi di proprietà fra gente onesta) e di mettere i veicoli nell’elenco regionale degli esenti dal bollo auto, in attesa di rivendita.

Viva la lotta all’evasione che tutte le istituzioni perseguono da anni (almeno così ci dicono).