in sintesi un articolo che leggo su Altroconsumo
Sei soddistafatto del Sistema sanitario Nazionale? E un cittadino della Valle d’Aosta spende la stessa cifra per una visita o un esame di un cittadino della Calabria?
Per rispondere a queste domande e disegnare un quadro della sanità italiana abbiamo svolto una doppia inchiesta: da una parte abbiamo raccolto e analizzato le risposte dei cittadini sul livello di soddisfazione che provano nei confronti dei servizi offerti nelle loro regioni, dall’altra un raffronto sui costi a carico dei cittadini per visite ed esami.
Da entrambe emerge un panorama quanto mai disomogeneo, e dove a buoni livelli di soddisfazione non corrispondono costi più alti per i cittadini, anzi.
Proprio le due Regioni che ottengono il giudizio di soddisfazione migliore (Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta), nonché le due con il giudizio migliore del Centro Sud (Basilicata e Sardegna) sono le sole a non imporre il pagamento di un superticket.
Se nelle regioni del Nord – e in particolare del Nord Est e in Valle d’Aosta i cittadini si mostrano nel complesso abbastanza soddisfatti del Servizio sanitario pubblico, la situazione si ribalta al Sud e nelle isole.
E i dati sui singoli aspetti, su cui abbiamo interpellato i cittadini, confermano e spiegano il grado di soddisfazione globale.
Prendiamo un aspetto importante: il tempo che bisogna aspettare per accedere a una visita specialistica prescritta dal medico di base. Le risposte concorrono bene a spiegare come mai la differenza di soddisfazione tra regioni è così marcata.
Prendiamo i due estremi: in Valle d’Aosta il 35% dei cittadini accede alla visita specialistica ospedaliera entro una settimana, mentre solo l’8% deve aspettare due mesi o più.
In Lazio solo il 14% dei cittadini accede alla visita in settimana, e ben il 39% deve sottoporsi alla lunga attesa di due mesi o più.
In materia di spese mediche, gli italiani non sono tutti uguali: il cosiddetto “federalismo sanitario” ha dato infatti libertà alle Regioni di stabilire tariffari propri per le prestazioni ambulatoriali.
Così, per la stessa visita o per il medesimo esame, i costi possono essere anche molto differenti a seconda della Regione.
Un esempio? Una prima visita specialistica costa 18 euro in Basilicata e nella provincia autonoma di Bolzano, 26 euro nelle Marche, 28 euro in Lombardia, 37 in Piemonte, 39 in Friuli Venezia Giulia.
Dal 2011 ha fatto la sua comparsa anche il cosiddetto superticket, un ulteriore balzello a carico del paziente. Anche in questo caso, ogni Regione può fare come vuole.
Il risultato è che mentre quattro Regioni non applicano alcun superticket, nove lo applicano nella misura fissa di 10 euro a ricetta (solo per quelle di valore superiore ai 10 euro), quattro lo differenziano a seconda del reddito del paziente (chi a seconda dei parametri Isee, chi in base ad autocertificazione) e altre tre in base al valore della ricetta.
In ogni caso, l’ulteriore tassa del superticket ha ulteriormente appesantito i bilanci delle famiglie. Secondo i dati dell’Agenas, il superticket, aumentando il costo delle prestazioni coperte dal Servizio sanitario nazionale, di fatto ne ha provocato la diminuzione (-17,20% in media in un anno).
Ciò conferma che molti cittadini hanno scelto di passare al settore privato o, nel peggiore dei casi, hanno rinunciato del tutto alla prestazione.
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