leggo in questo articolo, su Rinnovabili.it, che:
La piattaforma petrolifera Ombrina Mare al largo dell’Abruzzo si farà.
Il governo italiano tira dritto sulle trivelle in Adriatico, alla ricerca di petrolio nonostante la contrarietà dell’opinione pubblica locale.
La Commissione VIA ha dato l’ok alla valutazione di impatto ambientale relativa al progetto. La piattaforma, nel progetto presentato dalla Medoilgas Italia, oggi Rockhopper, sorgerà a sole 3 miglia dalla costa.
Si tratta di un impianto di estrazione con annesso centro di trattamento galleggiante, che opererà a poca distanza dal confine di un’area protetta, il parco nazionale della costa teatina, di cui si attende l’istituzione.
Potrebbe essere interessante vedere questa puntata di Rai Ambiente dove si è per l’appunto parlato delle trivellazioni in Adriatico, che comportano più rischi ambientali che vantaggi.
Io ho la mia idea in proposito, ma sono un semplice uomo della strada, potrei sbagliare.
Resta il fatto che mi ha convinto di più l’esponente M5S della Commissione Ambiente (cito a memoria, non vorrei sbagliare il suo ruolo) piuttosto che Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, tuttavia anche l’intervento di Luca Pardi, ricercatore del Cnr di Pisa e presidente di Aspo (associazione che studia il picco del petrolio) è stato chiarificatore.
Come spiegato nel corso della trasmissione, a insorgere non solo gli ambientalisti, Greenpeace in testa, ma settori del mondo scientifico, associazioni culturali e di categoria, operatori turistici, pescatori, esponenti politici e amministratori.
Sei regioni di entrambi gli schieramenti politici hanno già fatto ricorso alla Consulta contro il provvedimento del governo che sottrae loro competenze sulle valutazioni di impatto ambientale dei progetti di ricerca e accelerano le procedure per l’apertura dei nuovi cantieri.