In questo post più che di riciclo di pneumatici si parla di contraddizioni tipiche di questa italietta.
Ho pubblicato diverse notizie in merito allo smaltimento ed al riciclo degli pneumatici (clicca qui per approfondire).
Nel febbraio 2015 avevo letto questo articolo Italia da record, ricicla il 100% degli pneumatici fuori uso tuttavia la realtà dei fatti si scontra con quella del riciclo al 100%.
Nel 2013 avevo letto che era stato dato il via al recupero delle 60.000 Tonnellate di PFU abbandonate nella provincia pavese dopo il fallimento della ditta che avrebbe dovuto gestire e valorizzare questa tipologia di rifiuto.
Una buona cosa, se non fosse che per recupero io avevo inteso il riciclo e non, invece, che vogliono bruciare 100 tonnellate di pneumatici al giorno nell’Oltrepò pavese (e tanti saluti alle vigne).
Quanto letto alcuni giorni fa su SicurAuto.it mi lascia perplesso e rende ancor più incomprensibile l’idea di bruciarli, tra l’altro con una notevole emissione di CO2 (e non solo, temo…), e via andare:
Un gruppo di giovani ingegneri tedeschi ha ideato e realizzato un sistema di smaltimento dei PFU (Pneumatici Fuori Uso) con la pirolisi, un processo che scompone i polimeri della gomme senza combustione. Il risultato è un impianto che, senza consumare energia elettrica dalla rete, trasforma i PFU in petrolio, gas e coke.
Ogni “torre” tratta fino a 5.000 tonnellate di PFU all’anno producendo 2.500 tonnellate di petrolio, 1.500 tonnellate di coke e 600 tonnellate di gas, oltre a 5 tonnellate di CO2, un valore veramente esiguo se pensiamo che un’auto da 150 g/km che faccia 10.000 km all’anno emette 1,5 tonnellate di anidride carbonica
Hai ragione, però purtroppo il mercato dei prodotti riciclati derivati dai PFU è in grado di assorbirne solo una parte, quindi le soluzioni più percorribili sono quelle legate al recupero energetico (nel resto d’Europa i pneumatici se ne vanno sostanzialmente in inceneritori per rifiuti urbani, anche lì fanno questa strada).
Poi che un impianto del genere in mezzo alle colline dell’Oltrepò Pavese sia un po’ una bestemmia, beh.. questo è un altro discorso..
sempre benvenuti i commenti che aggiungono informazioni
grazie della precisazione..
che poi siano più furbi i tedeschi o meno furbi gli italiani, vai a sapere … 😉
ma battute a parte ho cercato info basandomi sulla tua precisazione e le ho trovate con ovviamente tesi che smontano la pirolisi. Io non sono un tecnico, per cui non posso sapere se il procedimento tedesco è innovativo ovvero colma eventuali lacune di quello che si utilizza nell’Oltrepò oppure, come dicevo, se i tedeschi si sanno vendere meglio…
certo è che meglio sarebbe riciclare i PFU …
Scusa, non mi sono be presentato, nè ho salutato e ringraziato: io sono un lettore del tuo blog, avevo fatto un paio di commenti negli anni scorsi. Ciao
Giancarlo
in realtà anche l’impianto dell’Oltrepò Pavese lavora utilizzando la pirolisi.. poi se sono più furbi in Germania descrivendolo come un impianto che non produce emissioni non lo so, ma si tratta sostanzialmente della stessa cosa…