Sono passati 30 anni dal 29 maggio 1985, da quel terribile pomeriggio belga che segnò la morte di 39 persone, in gran parte italiani, tifosi arrivati all’Heysel per un sogno che non avrebbero mai potuto veder realizzato: la prima Coppa dei Campioni vinta dalla Juventus.
Emilio Targia era lì, 18enne, felice. Era riuscito a mettere le mani su un biglietto ed era partito con l’amico Giampiero, una cinepresa e un registratore.
Voleva documentare tutto, perché, da grande, aveva deciso di fare il giornalista.
Poi, all’improvviso, l’emozione dell’attesa si trasformò in panico, i cori divennero urla, la gente cercava di salvarsi da una fine orribile.
Emilio ce l’ha fatta, ma non può dimenticare. E oggi, a 30 anni di distanza, racconta, in un libro, Quella notta all’Heysel.
Prefazione di Sandro Veronesi e Postfazione di Antonio Cabrini.