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Il libro di Martina: Il serpente e la tartaruga

a cura di Martina Villa, curatrice della Pagina FB Quando nevica scarlatto

il serpente

Una delle prime, importanti, nozioni che uno scrittore deve conoscere è la differenza tra il raccontare ed il mostrare.

In un libro bisogna sempre, e sottolineo sempre, mostrare quello che accade e mai limitarsi a raccontarlo.

Ad esempio se io dicessi: “Lucia mi disse che si era trovata un nuovo ragazzo” sto raccontando un evento.

Ma se, invece, dicessi: “Lucia venne da me, raggiante, tanto da avere un sorriso che le si estendeva da un orecchio all’altro. << Ho trovato un nuovo ragazzo. Si chiama Renzo e ci siamo conosciuti due settimane fa in riva al lago >> mi disse” sto mostrando quanto è accaduto.

Il difetto principale del libro consiste proprio in questo; per tutto l’arco della narrazione l’autrice si limita a raccontare i fatti accaduti senza mai mostrarli.

I discorsi diretti sono davvero pochissimi e, con questo espediente narrativo, risulta davvero difficoltoso immedesimarsi nelle situazioni in cui i personaggi si ritrovano coinvolti.

Nonostante il mito del serpente e della tartaruga sia originale ed interessante il libro è stato sviluppato abbastanza male, con una trama scontata e dei personaggi già visti: la ragazza brutta ma intelligente che, guardacaso si innamora del suo professore, ed il professore che, come è possibile?, non la ricambia.

L’unico momento interessante, in cui ci si ritrova realmente incollati alle pagine, è il finale, ma è l’unico momento gradevole dell’intero libro.

“Il serpente e la tartaruga” è un romanzo corto, leggibile tranquillamente in un pomeriggio, ma ha davvero, davvero molti difetti, per questo motivo, purtroppo, non mi sento di consigliarne la lettura.

P.s.: la citazione di Renzo e Lucia che si incontrano sulla riva del lago è puramente casuale… o forse no.