Chiunque, dalla metà degli anni Ottanta, abbia visto giocare a tennis Roberto Palpacelli è concorde nel giudizio: era il più grande di tutti.
Narra la leggenda che abbia battuto tre volte Boris Becker, che a sedici anni per divertirsi, smashasse con il manico della racchetta, che a trenta ancora umiliasse giovani campioni.
E ancora: che a diciassette anni si fece cacciare dal ritiro della Nazionale per eccesso di confidenza con alcol e turiste svedesi, che sia finito a giocare in India su campi di sterco di bue prima di finire tutti i soldi.
Roberto Palpacelli è una rockstar, un vero genio ribelle. E Federico Ferrero ci racconta la sua incredibile storia.
(Nota di Paoblog: Visto un servizio in tv sul Palpa e sentito il suo racconto, definirlo genio mi sembra esagerato; di sicuro aveva potenzialità sportive altissime, ma un vero genio le avrebbe sfruttate al meglio senza eccedere con alcol, cocaina ed eroina; di certo c’è che ha pagato in prima persona il prezzo, per cui sono fatti suoi, tuttavia non è che trasgredire sino a rovinarsi la vita sia un esempio dell’essere genio.)