“Ripensando alla mia infanzia, mi chiedo come sono riuscito a sopravvivere. Naturalmente è stata un’infanzia infelice, sennò non ci sarebbe gusto. Ma un’infanzia infelice irlandese è peggio di un’infanzia infelice qualunque, e un’infanzia infelice irlandese e cattolica è peggio ancora.”
Quello che più colpisce di “Le ceneri di Angela” è la riuscitissima compenetrazione dell’elemento comico in quello tragico.
Nel romanzo di McCourt, infatti, morti, disgrazie e disavventure varie si susseguono con implacabile sistematicità, senza peraltro che venga mai meno il tono fondamentalmente umoristico della narrazione.
Non si ha una deformazione grottesca della sofferenza; l’effetto è ottenuto soprattutto grazie alla prospettiva con cui è raccontata la storia, che è quella di un bambino per il quale, ad esempio, il dolore per la morte di una sorella è in qualche modo risarcito dai dolci che può avere l’occasione di mangiare dopo il funerale.
Purtroppo la storia perde il suo mordente al termine dell’infanzia del protagonista e con la quasi contemporanea scomparsa di un personaggio particolarmente significativo e ben riuscito.
Ad ogni modo, è una lettura che consiglio, vi farà guardare un semplice tozzo di pane con occhi diversi !