L’Amica Arianna continua il suo girovagare per il mondo.
Ecco alcune delle foto scattate durante il suo soggiorno all’Antartide ed a seguire il suo racconto.








Ero in macchina, verso la Svizzera, la Francia, un paio di estati fa. Faceva un gran caldo, le cicale
ronzavano.
Alla radio parlavano, non mi ricordo bene di cosa. Ad un certo punto il presentatore raccontò di un avvenimento eccezionale, che era stato in qualche modo predetto da qualcuno.
“Le cose incredibili succedono quando qualcuno ha il coraggio e osa sognarle”. Questa frase mi è rimasta da allora nel cuore.
Era intorno al 20/22 di dicembre, ero a Puerto Madryn, Patagonia, Argentina, camminando pensavo, facevo due conti, “dove sarò tra un mese? Cosa potrei fare per il mio compleanno? Sarebbe incredibile andare in Antartide!”
Andando avanti con il mio viaggio però ho pian pianino accantonato l’idea. Davvero troppo costoso. Avvicinandosi la data del mio compleanno, non riuscivo a trovare nessun incastro, niente di troppo “speciale”.
Mi sono ritrovata poi, intorno al 12 di gennaio, su un autobus da Rio Gallegos a Ushuaia, a chiacchierare con una ragazza pazzesca, biologa, professione guida su una nave da crociera in Antartide.
“Costa molto, lo so, ma prova a chiedere qualche offerta last-minute. Fidati, se riesci, vale davvero la pena”. Nuovo puntello nella mia testa. DEVO andare in Antartide. 9 di sera, arrivo ad Ushuaia.
Tempo di arrivare in ostello e sento due ragazze entusiaste: “Abbiamo appena prenotato per una crociera di 12 giorni in Antartide, dal 17 al 29 gennaio, 2200 euro”. Mai sentito così economico. Meno di due ore e ho il mio biglietto in mano, ancora incredula.
Cancello due notti ad Ushuaia e raggiungo Punta Arenas, Cile, la crociera parte da lì. Sono completamente scombussolata, tutto così veloce.
Conosco i miei compagni di avventura last minute, non sono troppo convinta ma si vedrà. 17 gennaio, con calma salgo sulla nave, partenza ore 18. MS HAMBURG è una crociera di 400 persone (siamo meno di 300 a bordo), tour organizzato da una compagnia tedesca. Passeggero medio 70enne tedesco. Molto Bene.
Condivido la stanza con Martina, 56 anni, austriaca. Sposata con 3 figli, il più piccolo ha la mia età. Lavora in un giardino che chiude due mesi e mezzo nei mesi invernali, e lei da anni prende e parte da sola. Arriva in autostop da Puerto Natales, giusto in tempo per partire, e già andiamo d’accordo.
Ci sono poi Sarita, americana di 52 anni che ha lasciato il suo lavoro per viaggiare (come quasi tutti noi), molto in gamba ma decisamente troppo innamorata di sé stessa, solo monologhi sul suo amore per le droghe pesanti.
Samuel, 40 anni, Svizzera, in viaggio da agosto, ormai nell’ultimo mese. Gli è appena stata diagnosticata la AHDH. Finalmente la sua difficoltà nell’integrarsi con il mondo ha un nome, e può respirare.
Manu, 55 anni, tedesco, in viaggio per un anno, molto simpatico, a tratti molto tedesco, gli piace godersi la vita, gli sto molto simpatica a suo dire.
Caroline, 29 anni, Francia. Una vita vissuta tra Francia, Spagna, Portogallo. Ultimo anno di sfortune. “Basta, lascio tutto”. Ho conosciuto poche persone nella vita così in gamba. E di una simpatia e di un umorismo senza precedenti.
Henri, 27 anni, tedesco, un tipo pazzesco. Non ho mai visto nessuno mangiare così tanto insieme. È in giro da 10 mesi, prima ha già viaggiato per un anno e mezzo. Si potrebbe scrivere un libro, forse di psicologia, su di lui. Esagitato, eccessivo, diverso ad ogni costo, fin troppo. Ma dal cuore d’oro, impossibile non volergli bene. E in più senza di lui questo viaggio, questo gruppo, non sarebbe mai esistito. È lui che ha trovato l’offerta.
In aggiunta al gruppo last minute di backpackers, ma sempre parte della big family abbiamo Nina, 29 anni, tedesca, Sysun, cinese, 30 anni, che vive e studia geologia in Islanda, Sebastian e Diana, tedesco e rumena ad Amsterdam, 38 anni, li adoro, Walter, tedesco 60enne in viaggio da solo perché la moglie non voleva venire in Antartide. Chris e Henning, in viaggio di nozze, 30 anni.
Primo giorno lo passiamo nei fiordi cileni, i due giorni successivi sono di navigazione nel Drake Passage, passaggio tra il Sud America e l’Antartide. Due giorni tra mal di mare e noia, finalmente ho modo di mettermi alla prova. Sì, c’è una palestra e ci passo circa un’ora al giorno, ma qui mica posso camminare 20 km al giorno, mi tocca calmarmi.
Faccio amicizia con Lovely, la ragazza che pulisce la stanza. (stesso letto, camera per due con bagno e pulizia, 3 pasti a buffet al giorno, sauna, palestra, intrattenimento per 12 giorni, decisamente diverso dai miei standard di viaggio).
Il 21 siamo in Antartide, ma il tempo è troppo brutto per poter scendere sulla terraferma o anche solo per fare un giro sullo Zodiac (gommoncino da 10-12 persone). La frustrazione è alle stelle. 22 gennaio, primo giro sullo Zodiac, così da andare più vicino al ghiaccio e agli animali. La sera finalmente scendiamo, mettiamo piede sulla terraferma. Un’emozione incredibile. Saliamo 10 minuti. In cima una colonia di pinguini con 3 piccoli, una famiglia si abbraccia. Il mio cuore scoppia. Aspettiamo la mezzanotte.
23 gennaio, il mio compleanno. Festeggiamo sul ponte. Dopo una mezzora una svizzera molto poco simpatica ci urla contro di smetterla. La mattina mi sveglio, Martina mi fa trovare una torta a letto, un tesoro. Già a colazione tutti mi riempiono di auguri. Un altro Zodiac e un’altra discesa sulla terraferma.
Dopo cena serata con festa (da giorni chiedo alla crew di organizzare qualcosa e qui sono tutti molto disponibili). La band latina fa da DJ. Anche Boh, la cantante della nave, con una voce pazzesca e un’aura di malinconia che la circonda, mi fa gli auguri. Mi regalano un portachiavi a forma di pinguino, un buono per ritirare le mie foto a fine crociera e un biglietto dolcissimo.
Simon suona per me al pianoforte. Balliamo tanto, ridendo, felici. I giorni passano, simili, in una bolla di meraviglia. Vediamo balene, pinguini, orche, tantissimi iceberg. L’ultimo giorno spunta anche il sole.
Con ciascuno parlo, profondamente, mi connetto, basta davvero un attimo. D’altronde se sei un backpacker e sei in crociera in Antartide devi avere caratteristiche un po’ particolari. Ci capiamo e ci assomigliamo tutti un po’, ognuno a modo suo.
Attracchiamo ad Ushuaia, saluto tutto, davanti a loro resisto, ma appena mi giro scoppio a piangere. Sono di nuovo sola. Chissà se nella vita avrò la fortuna di incrociare almeno uno di loro.
Ben in 3 (Caro, Manu e Henry) mi hanno chiesto di continuare il viaggio con loro, ne sono onorata, devo apparire un ottimo “travel buddy”. La verità è che non ci si riesce ad incastrare coi piani e quindi continuerò da sola.
Caro, davanti a tutti, mi ha dichiarato quanto mi vuole bene, quanto desidererebbe che io fossi una delle sue persone. Chissà, magari in futuro. Lascio la nave, consapevole della fatica che farò nei giorni successivi.
Questa esperienza è stata enorme. Fatico quasi a crederla vera, le fotografie a volte sono fondamentali per testimoniare la realtà. Lascio la nave, se possibile ancora più innamorata della Vita, che mi regala sempre, fortunata come sono, emozioni ed esperienze che vanno oltre a qualsiasi immaginazione. Grazie.
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