Arianna non è una semplice turista, ma una cittadina del mondo che si immerge totalmente nella realtà delle località che visita. Dopo il primo articolo: 5 giorni (e 4 notti) da sola nel Parco Nazionale di Urho Kekkosen oggi ci racconta del suo passaggio alle Maldive…
Testi & foto di Arianna
Una volta ho letto una frase che sosteneva che bisogna avere fiducia nelle tempistiche della vita: “Trust the timing of your life”.
Ogni avvenimento, anche i più dolorosi, i più faticosi, i più difficili da affrontare sono necessari, bisogna avere solo pazienza. Ogni pezzettino andrà al suo posto e tutto sarà così chiaro che non ci sarà più alcun dubbio.
7 ottobre, partenza da Malpensa alle 10 del mattino. Come al solito faccio tutto di corsa. Campionessa nell’arrivare puntuale al secondo, non un minuto prima, neanche impegnandomi. Volo intercontinentale dopo 3 anni di sola Europa. Finalmente.
Scalo di 7 ore ad Abu Dhabi, ne approfitto per fare un giro della città. Esperienza a dir poco terrificante: caldo tropicale, non si respira; 90% della popolazione per strada maschile che ti squadra manco fossi nuda; stradoni enormi e grattacieli anonimi. Bene, non tornerò mai più negli Emirati, poco male.
8 ottobre, aereo per Malè. Vedo l’alba dall’alto con vista aerea degli atolli. Direi che iniziamo bene. Arrivo alle 6 del mattino e il traghetto transfer per Thulusdoo, la mia isola per i primi 2 giorni di avventura, è alle 9.30. Faccio in tempo ad addormentarmi su una panchina dell’aeroporto.
Arrivo sull’isola. Un piccolo gioellino, si gira tutta a piedi in mezz’ora. Dal mio resort si possono osservare le due onde che rompono sul reef. Sono di una perfezione a dir poco ipnotica.
Arrivo da 5 più 6 ore di volo, con 7 ore di scalo e 3 ore di fuso, ma è pieno giorno, devo stare sveglia. Nei miei numerosi viaggi ormai ho imparato che i primi due giorni sono sempre i più faticosi, di assestamento. Mi sento quasi fuori luogo, la stanchezza non aiuta.
Per caso mi attacca bottone una ragazza maldiviana, Erin, che viene da Malè, ma non le piace la città, ha deciso di trasferirsi a Thulusdoo per allontanarsi dal caos, per potersi svegliare alle 6 tutte le mattine e vedere l’alba dalla finestra, per poter finire di lavorare la sera e poter mettersi a disegnare i suoi manga. Purtroppo, nell’ultimo anno ha messo su un po’ di chili ma ora è determinata a buttarli giù e mi chiede qualche consiglio al riguardo. Subito leghiamo.
Nonostante due continenti diversi, latitudini di differenza, cultura, società, religione, usi, abitudini agli antipodi, ci capiamo, subito. E forse, ci sentiamo un po’ meno sbagliate.
9 ottobre, dopo una lunga notte di risposo mi sveglio all’alba e vado in giro per l’isola con Erin che si è offerta di farmi qualche foto. Mi regala degli scatti meravigliosi. La giornata poi scorre già più fluida di quella precedente, e io inizio pian pianino a rendermi conto del paradiso in cui sono finita.
Incontro Andrew ed Eleonora, i miei “datori di lavoro”. Faccio una chiacchierata con Leo che mi confida che più di un centinaio di ragazze hanno inviato la richiesta per questo lavoro, ma che alla fine hanno scelto me, “Sai, a volte è questione di Energia”.
Bene, allora non sono qui per caso. Me lo sono meritato. Ottimo. Giornata di esplorazione sull’isola, cena con Erin, e a nanna. Pronti per una nuova incredibile avventura.
10 ottobre, io, Andrew ed Eleonora arriviamo su Myna intorno alle 10, la nostra dimora galleggiante per la settimana, e primi ospiti arrivano non prima di mezzogiorno. Nel mentre ho modo di conoscere Or, fotografo metà israeliano e metà americano, e Madu, barman dallo Sri Lanka. Ci scambio solo qualche parola, ma già percepisco lo spirito che li accompagna. E mi sento subito a casa.
Primo giorno, giorno di conoscenze, di assestamento. So già che la mia vita non potrà essere più la stessa, l’atmosfera, l’ambiente internazionale (siamo 4 italiane, 4 sudafricani, 3 americane, 3 belga, 1 dal Lussemburgo, 2 brasiliani e 1 australiana, la crew maldiviana) mi appartengono nel profondo.
11 ottobre, sveglia alle 6 e via si va a surfare. Ho modo anch’io di prendere qualche onda. Ecco, benvenuta prossima ossessione. Colazione e quasi tutti vanno a fare una seconda session in acqua.
Io rimango su Myna con Stefy, la ragazza australiana, per il primo massaggio agli ospiti. E già leghiamo, un’amicizia che sento sarà per la vita.
“Non bisogna certo vedersi tutti i giorni per condividere emozioni e parti di cuore.”
(Nota di Paoblog. A settembre Arianna mi aveva anticipato della sua partenza: “Parto per vivere un po’ la vita, quel che mi riserva il futuro lo scoprirò solo vivendo!” al che le avevo risposto con una frase che, a testimonianza della nostra sintonia, di fatto ricalca quella che ha scritto lei qua sopra: per quel che mi riguarda anche se vai su Marte, resta valido quanto scritto oggi in merito all’Amicizia, che non dipende dalle distanze e dalla frequentazione..)
Nel pomeriggio Billi, 6 anni, figlia di Twiggy Baker, 3 volte campione del mondo di big waves, e di Kate, una delle donne più belle che io abbia mai visto, si avvicina a me e insieme iniziamo a colorare i suoi album. La sera festeggiamo Kate, oggi compie 40 anni. “Il più bel compleanno della mia vita”. Che meraviglia.
Da qui i giorni iniziano a confondersi, tra sveglie alle 6 del mattino, giornate scandite da surf, massaggi, immersioni, esplorazioni di isole locali, pranzi e cene sempre uguali, giochi con Billi e con Micky, il pappagallo di bordo, giri in barca con musica reggae e tavole da surf sparse ovunque.
Lego molto anche con Camilla e Giulia, le mie compagne di stanza, finite su Myna quasi per caso, perché amiche di Eleonora. Ma che con il mondo del surf centrano poco o nulla. Ma io ringrazio che siano lì con me. Mi hanno aiutato a sentirmi più a mio agio, più vicina a casa. E mi hanno fatto ridere, tanto, di cuore, facendomi sempre sentire completamente al mio posto.
Massaggi sul ponte, con delfini che passano accanto, oppure al tramonto, con il cielo che si tinge di colori pastelli, di mille sfumature, connessioni con persone da tutto il mondo, così diverse e così uguali. Ho ricevuto tantissimi complimenti in questo viaggio, quasi troppi, quasi da farmi sentire a disagio.
17 ottobre, giorno di saluti. Mi emoziono sempre quando devo salutare, lo so, fa parte di me. Tra i tanti legami, buffo quello creato con Twiggy. Ho deciso di mia volontà di non parlare neanche una volta di surf con lui. Di essere spontanea, di andare oltre al rispetto reverenziale che si prova davanti a una persona che ha il coraggio e la confidenza di surfare onde di 24 metri. E domenica mi ha salutato ringraziandomi, per essere stata “such a good friend with Billi”. Prego, è stato un enorme piacere.
Stefy mi saluta dicendomi “Bye soul sister”. Io ci provo a non emozionarmi, ma a volte diventa davvero impossibile. Dura avere un cuore grande.
E torno a casa, con nuova speranza, con la fiducia che posso fare il lavoro che amo, per cui ho studiato, a cui ho dedicato energie e sacrifici sentendomi davvero me stessa. In un ambiente che mi stimola, che mi fa crescere, che mi fa desiderare di scoprire, di imparare, di avere sempre idee nuove. Affamata di Vita.
Grazie Andrew ed Eleonora per aver creduto in me, grazie Billi, Stefi, Giulia, e tutti gli altri, per essere chi siete, grazie Madre Natura, per le tue meraviglie, per gli squali, i tramonti pastello, le onde perfette e gli alberi che portano vita. Grazie Lorenzo per avermi stravolto la vita. Grazie Ari, per l’Energia che emani.
Grazie alla Vita, che è meravigliosa.