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Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J. Lennon)

Dopo 26 anni, smetto di fare il pendolare…

Per quasi 26 anni mi sono fatto 62 km. al giorno per andare (e tornare) dal lavoro. Neanche a farlo apposta abito in un comune dell’ovest milanese e lavoro in un’azienda posta a Milano in zona est.

Da inizio 2024 abbiamo chiuso la produzione diretta e quindi il lavoro viene gestito con una rete di subfornitori selezionati nel tempo e va da sè che quello che facevo in azienda lo posso fare anche da casa, mi bastano il portatile, la stampante ed una connessione internet.

Dopo qualche assaggio nelle scorse settimane, questa appena trascorsa è stata quella decisiva.

Lunedì ho lavorato in azienda e sono rientrato a casa nel tardo pomeriggio.

Martedì e mercoledì ho lavorato da casa. Giovedì, mattina in azienda e pomeriggio a casa. Oggi a casa.

La routine di lavoro casalingo sta prendendo forma. Ancora un paio di settimane con due mattine in azienda ed il resto a casa per poi arrivare all’addio al pendolarismo.

Con Martin abbiamo trovato la quadra, se ha “urgenza” mi dà una zampata e scendiamo, sennò appoggia il musino alla gamba e mi guarda. Se ho tempo, andiamo in giardino, sennò aspetta e se gli dico “fra 5 minuti” si sdraia vicino a me ed aspetta, effettivamente, 5 minuti; come faccia non lo so, ma lo fa.

Tutto sommato lavoro di più e meglio. Allungo i tempi lavorativi, tanto compenso con le pause morte in relax con Martin.

Uno pensa il contrario, ma se a casa applica una certa disciplina lavorativa (che io ho), riesce ad avere meno distrazioni e quindi ad essere più concreto.

Ovviamente non è così per tutti e le testimonianza di due amiche lo dimostrano.

Scrive E. che lavora in uno studio medico, ma che ha una casa molto piccola: In casa mia lo smart non è proprio possibile, ho bisogno di troppe cose per lavorare ed ho solo un tavolo da pranzo oltre ad una piccola penisola. Non ho stampate perché non ho posto dove metterla quindi dovrei portare quella del lavoro, ma poi ho bisogno di molto spazio. Durante la pandemia é stato un casino, non avevo mai il tavolo libero. No, non fa per me lo Smart… faccio questi ultimi mesi a lavoro e poi finalmente pensione!

La posizione di M è opposta. Lei ha gli spazi per lavorare da casa e lo ha fatto con soddisfazione e produttività durante la pandemia, ma ora che è infortunata, da parecchi mesi, mi racconta che:

Neanche in una situazione estrema come quella in cui mi trovo, hanno accettato di farmi lavorare da casa. Tra l’altro sarebbe stato per un periodo molto limitato visto che non posso rientrare in ufficio con questo corsetto (io mi ero resa disponibile ma l’azienda non vuole rischiare e lo capisco). Sarebbe stata la soluzione più logica e semplice, ma per le persone con un po’ di buon senso. Evidentemente la chiusura mentale di certi personaggi non ha limiti.

In sostanza, piuttosto che farla lavorare da casa, la lasciano in malattia per 6 mesi. Scelta folle a parer mio.

Tornando a noi, per quanto riguarda i costi, invece che pranzare in ufficio, ordinando in trattoria a prezzo fisso, mangerò a casa e quindi la spesa sarà forse superiore, ma nel contempo eviterò di fare 310 km. alla settimana in auto; vero che l’ibrida nel tragitto casa-lavoro fa i 30-32 km/lt. e quindi consumavo solo 2 litri di benzina al giorno e quindi l’impatto economico non era pesante, ma in ogni caso faro’ almeno 800 km. in meno al mese e quindi calerà l’usura della Cross ed anche i costi del tagliando saranno più diradati e, poco da fare, mettiamo nel conto meno rischi sulle strade (vista la gente che c’è in giro) ed una migliore qualità della vita. Non ultimo, caleranno anche le emissioni inquinanti, a prescindere dal fatto che quando posso le compenso piantando alberi.

A sapere che sarei riuscito a fare girare così (bene) le cose, lo avrei fatto 10 anni prima…

Unico inconveniente 😉 è che perdo di vista i giorni della settimana, che prima erano scanditi da compiti specifici.

Dopo aver letto il post, mi scrive A: per esperienza, ti posso dire che alla fine si spende meno anche per il cibo (incluso il fatto di cucinarlo… magari ci vuole un po’ più di tempo, ma alla fine non molto in più di quando uscivo, camminavo, rientravo ecc.). Per contro, mi muovo molto meno: tu hai Martin che ti “costringe” a mettere un piede davanti all’altro, mentre io spesso passo dalla sedia al divano (e il contapassi che ho al polso si lamenta 🤣)

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Questa voce è stata pubblicata il 24 giugno 2024 da in Il mondo del lavoro, Persone & Società con tag , , , , , .