
Giorni fa @Stimart ha pubblicato su Mastodon la foto che vedi qua sopra, corredata da questa didascalia:
Fai sedere qualcuno su questa sedia. Non importa se è morto, se è di fantasia o se è ancora vivo. Immaginalo lì, immagina che ti sta ascoltando, immagina il suo stato d’animo. Scrivi il suo nome nei commenti e continua scrivendo qualcosa che vorresti dirgli.
Ho trovato stimolante questo esperimento e va da sè che insieme a pochi altri (troppo pochi, a parer mio) ho commentato:
Paoblog: Ci ho pensato su parecchio, va da sè che farei sedere su quella sedia una persona morta e ce ne sono parecchie alle quali vorrei parlare anche una volta, ascoltarle ancora una volta.
Ma in realtà su quella sedia vorrei vedere Lilli, la mia nonna materna tedesca, della quale mia madre aveva un ricordo vago, perchè è morta a 23 anni, nel 1936.
Sono vissuto nel mito della nonna che non c’è, una ragazza bella, dolce come mi diceva chi l’ha conosciuta.
Mi sei mancata nonna Lilli.
A seguire altri commenti, compreso quello di Stimart (Marco), dopo di che se qualcuno vuole dire la sua, ha spazio libero nei commenti.
Ele di Siena: Mi siedo io e mi mando un augurio per essere sempre più forte per sopportare dolori ed ingiustizie. E per credere ancora in questo mondo popolato da troppi cretini.
Giga: Mio padre. Però – scusami – non riesco a scrivere qui l’unica cosa che gli chiederei. È una domanda a cui non avrò mai risposta, anche se credo di poterla intuire.
Francy e basta: La mia mamma com’era prima della malattia, che le ha portato via memoria, autonomia, parola e poi piano piano tutto fino a portarmela via del tutto nel 2023. Vorrei solo poter sentire di nuovo la sua voce, che non riesco più a ricordare. E anche solo per un attimo abbracciare la lei che era e che gli ultimi 12 anni mi hanno fatto quasi dimenticare. E dirle quel “ti voglio bene” che non le ho mai detto abbastanza quando ancora poteva sentirlo davvero.
Maricap: Fiore, te ne sei andato portandoti via la mia bussola. Da sei anni inciampo nei miei pensieri, nelle parole che ho avuto cura di non dire, quando invece andavano urlate, nella paura che fare la cosa giusta mi procura. Deambulo la vita, invece di correrle incontro e farla mia. Mi sono fermata, però, già in bilico sull’abisso, per te. Le tue parole immaginate mi hanno dato forza e coraggio per ricominciare, partendo da me, volendomi bene,come mi dicevi tu. Sono io ora. Finalmente.
Stimart: I vostri bellissimi interventi hanno evidenziato che si ha la tendenza a far sedere qualcuno che non c’è più. Lasciamo così tante cose in sospeso, così anche molte frasi restano inespresse e non abbiamo più l’occasione di dirle a chi vorremmo.
Io su quella sedia farei sedere mio padre (dal passato) e un me stesso (dal futuro). Per il presente: mia figlia. A tutti chiederei: cosa posso fare per te?