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C’è la crisi ma…

Non è malato di epistolomania Amelio Basso, imprenditore della sua Basso Legnami, media azienda fami­liare da 18 milioni di fatturato nel vercellese. È solo che, a 75 anni compiuti, ha «ancora vo­glia di lavorare» e ha capito pri­ma degli altri che con la rifor­ma dell’indeducibilità degli in­teressi passivi introdotta con la Finanziaria 2008 si troverà ora a pagare tasse «più che raddop­piate: per noi l’Ires — spiega al telefono — passa da 58.022 a 121.070 euro, il 108% in più, a parità di risultato economico». Ed è per questo che si è messo a scrivere lettere. Prima alla Confindustria. Poi nei giorni scorsi «al presidente Berlusco­ni e al ministro Tremonti»

Infi­ne ha scritto al Corriere da «let­tore assiduo». «Ho scritto all’al­lora presidente Luca Monteze­molo già nel gennaio 2008 do­po la votazione di una norma contenuta nella Finanziaria 2008, l’ultima del governo Pro­di ma comunque tenuta gelosa­mente dall’attuale governo Ber­lusconi, che introduceva la no­vità ». L’imprenditore racconta che la sua azienda importa legnami per «porte, mobili, barche, bot­ti, bare da morto…».

«Dobbia­mo tenere grandi scorte di le­gname e siamo obbligati al cre­dito bancario: da qui gli interes­si che superano il mezzo milio­ne e che con le nuove norme posso dedurre per poco più del­la metà». L’Agenzia delle entrate, che ha da poco emesso una circola­re sull’argomento, conferma l’indeducibilità parziale intro­dotta per evitare che aziende in difficoltà possano eccedere con l’indebitamento ma ag­giunge che la parte non dedot­ta può essere trascinata all’an­no successivo.

Molto dipende dunque dalla capacità di ripre­sa dell’azienda. Basso è «con­vinto che molti imprenditori come lui non si siano ancora re­si conto dell’effetto della nor­ma. Per le aziende c’è ancora tutto giugno prima della dichia­razione al Fisco e sono in molti a farla all’ultimo momento». Insomma, il caso dell’im­prenditore è importante per­ché non è isolato. A lanciare l’allarme sono stati anche i commercialisti.

«La riforma da una parte ha semplificato la norma, ma limitando la deduci­bilità al 30% del reddito operati­vo lordo — conferma Stefano Poggi Longostrevi commercia­­lista dello studio Sarubbi-Sorbi­ni- Poggi di Milano — si vanno a colpire di più le aziende che vanno male.

La norma è stata pensata in un momento diver­so da quello attuale. Ci sono sta­ti anche dei tentativi in Parla­mento di modifica della quota del 30%. Tutti senza successo. E adesso molte aziende potreb­bero dover fare i conti con gli interessi che nel 2008 erano an­cora alti e risultati negativi a causa della crisi».

Massimo Sideri – http://www.corriere.it

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Questa voce è stata pubblicata il 26 Maggio 2009 da in Economia, Soldi, Banche, Assicurazioni , ecc. con tag , , , , .