Non era mia intenzione scrivere sull’argomento, tuttavia a bocce ferme ritengo di avere la necessità di condividere il mio pensiero con gli amici che mi leggono abitualmente.
La decisione ormai la conosciamo tutti: «La presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche costituisce «una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni» e una violazione alla «libertà di religione degli alunni».
Leggo sul giornale che: La cittadina che ha fatto ricorso alla Corte di Strasburgo è Soile Lautsi Albertin, cittadina italiana originaria della Finlandia: nel 2002 chiese all’istituto comprensivo statale Vittorino da Feltre di Abano Terme (Padova), frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocefissi dalle aule in nome del principio di laicità dello Stato.
i giudici di Strasburgo, interpellati dalla Lautsi nel 2007, le hanno dato ragione, stabilendo inoltre che il governo italiano dovrà versarle un risarcimento di cinquemila euro per danni morali.
Il risarcimento di cinquemila Euro per danni morali, mi sembra ridicolo a prescindere, in quanto il ricorso per motivi è basato su motivi puramente ideologici, ma in ogni caso sorvolo sulla questione.
Ignoro anche il punto di vista del Vaticano che ovviamente è di parte, così come trovo ridicolo che parlino di ingerenza, cosa quest’ultima che loro praticano da sempre, basta vedere cosa è successo in merito alla pillola RU486 alla quale è lecito che si oppongano, dal punto di vista morale, ma poi la disapprovazione e condanna si è trasformata in pressione politica il che, per me, è ingerenza.
Torniamo al Crocifisso ed al fatto che ostacoli l’educazione dei figli. E’ un simbolo religioso, certo, ma cosa può ostacolare, appeso su un muro? Basandosi sul principio espresso dalla Corte vien da dire che anche le Chiese, con le loro croci e simboli religiosi, siano di impaccio, ed allora sarebbe megliod emolirle e costruire degli anonimi casermoni in anonimo cemento armato, senza nessuna insegna o simbolo.
E che dire dei preti (e suore) che circolano per le strade? Sono il simbolo vivente (e pure parlante!) della religione. Non disturbano l’educazione (religiosa) dei figli? Sarà il caso di abbatterli, come fossero dei fagiani in stagione di caccia?
Detto questo, chi mi conosce sa che io non credo in Dio. Questo nonostante abbia avuto la classica educazione cattolica degna di un figlio degli Anni ’60, nonostante a scuola oltre al Crocifisso ci fossero addirittura dei preti nell’ora di religione e non degli insegnanti laici, nonostante il catechismo piuttosto invasivo nell’educazione religiosa dei ragazzi. E nonostante questo bombardamento ideologico, grazie anche all’educazione impartitami dai genitori, che mi lasciavano libero di pensare con la mia testa, perbacco, è finita che non credo in Dio.
Dubito fortemente che si possa delegare ad un simbolo sul muro la responsabilità di impedire o meno l’educazione (religiosa e non) di un figlio. Come non credente, la presenza o meno del crocifisso sul muro, la trovo irrilevante, tuttavia trovo sbagliate le motivazioni adotte dalla Corte.
Sicuramente come Stato laico (o presunto tale), non dovrebbero esserci simboli religiosi in classe o negli uffici pubblici, ma è anche vero che abbiamo una formazione, un’impronta civile basata sul cattolicesimo e quindi non è neanche giusta una decisione che prevarichi di fatto il sntire comune.
Poco fa alla radio un ascoltatore ha scritto che essendo vegetariano può pretendere che le vetrine delle macellerie siano oiscurate? No, per cui semplicemente basta guardare da un’altra parte. D’altro canto non è possibile adattare usi e costumi per accontentare ogni singolo abitatante. La tolleranza e l’integrazione passano anche da qui.
Per le stesse ragioni trovo assurdo che in certe scuole si vietino i festeggiamenti del Natale per non offendere i bimbi musulmani. Non mi aspetto neanche la reciprocità da parte di altre nazioni. Io non festeggio il Natale se tu (nel tuo Paese) non festeggi il Ramadan, perchè io mi potrei risentire. Siamo seri…
In azienda c’è un operaio musulmano. Lui pratica il Ramadan ed a Natale resta a casa, prende il pacco regalo aziendale, nessuno si sente minacciato dalla religione altrui.
Anni fa mi sono recato in Cina, per un viaggio di lavoro, molto prima che la Cina diventasse la nazione che è oggi. In occasione di una gita all’interno, in paesi rurali, c’è stata l’occasione di osservare delle funzioni religiose buddiste, per un funerale. Io mi sono messo in un angolo ed ho seguito il rito. Altre persone che erano con me, si sono messe a scattare foto al monaco buddista, sparandogli in faccia il flash. Ecco, questa secondo me è mancanza di rispetto.
Non un crocefisso sulla parete, un albero di Natale in una scuola elementare, un velo sulla testa oppure la barba di un ebreo ortodosso. Vivi e lascia vivere….
il crocifisso dovrebbe essere tolto dalla parete SOPRA LA CATTEDRA, perché tutto questo non succeda più.
Il risarcimento è giusto.
Del resto il fatto stesso che esista un dibattito su questa cosa giustifica in pieno 1) “violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni” – 2) il risarcimento.
Poi: cosa c’entrano preti/suore per le strade “da abbattere”? di PERSONE che diseducano e offendono ce ne sono ovunque e queste vanno trattate nel loro contesto di persone e per quello che fanno.
I simboli sono un’altra cosa e vanno trattati da simboli, collocati in precisi luoghi simbolici in posizioni simboliche.
Il problema è che lo stato in quanto tale privilegia una CONFESSIONE religiosa, che oltretutto -proprio in quanto confessione religiosa- non è rappresentativa della nostra cultura più di quanto non lo siano gli dei di omero e tutte le divinità “pagane”, allah, babbo natale, ecc. (del resto, se fosse il contrario sarebbe come asserire che si è cattolici perché nati in Italia, indipendentemente dalle proprie credenze, che lo vogliamo o no. Questa sì sarebbe spaventosa ideologia)
Personalmente non vedo come una forca appesa SOPRA LA CATTEDRA possa anche soltanto minimamente essere considerata simbolo di una cultura alla quale ci DOBBIAMO riconoscere.
è un simbolo e va trattato come devono essere trattati i simboli: se è “imposto” -alla maniera dei “simboli imposti” (è lo è in tutta evidenza, altrimenti non ci sarebbe questo dibattito), per esempio SOPRA LA CATTEDRA oppure SOPRA IL GIUDICE in tribunale- va eliminato, dobbiamo liberarcene.
Fa del male? sì, fa molto male alla maniera dei “simboli che fanno male”. Va trattato come un “simbolo che fa male” (è stupido paragonare un simbolo che fa male ad una persona che fa male: una persona è una persona e un simbolo è un simbolo, ognuno va trattato per quello che è e così come va trattato per quello che è).
Trovo che imporre le proprie superstizioni ed i propri pregiudizi sia sinonimo di prepotenza ed arroganza e già solo questo fatto sia una violenza.
La Chiesa ha già le proprie chiese, non paga le tasse, è favorita dallo stato italiano in ogni modo, riceve palate di denaro da TUTTI i contribuenti (oltretutto è in attivo, mentre lo stato italiano non lo è)… ed è liberissima di esercitare le proprie funzioni, nessuno gliele nega. Ma mancanza di rispetto è anche imporre il proprio MARCHIO a chi a quelle funzioni NON VUOLE PARTECIPARE.