Per il momento è solo un puntino sulla enorme carta geografica. Un puntino a sud ovest di Pechino nella provincia del Ganzu. E’ lì che conoscendo i tempi cinesi in pochissimi mesi sorgerà Parma per potere così battezare col prestigioso nome mondiale i prosciutti made in Cina.
E’ l’ultima frontiera della contraffazione alimentare, uno stratagemma toponomastico che permetterà ai produttori suinicoli con gli occhi a mandorla un bel valore aggiunto: poter produrre prosciutti “Made in Parma” con tanto di denominazione di origine protetta.
Come riferisce il settimanale “Venerdì di Repubblica” a scoprire il tutto Franco Calzolari amministratore di Alfa, neonata agenzia pubblica per il controllo della filiera alimentare: “A Dubai alcuni piazzisti cinesi stavano cercando di smerciare alla grande distribuzioni grosse partite di prosciutto del loro made in Parma”.
I danni della contraffazione alimentare per l’Italia ammontano a 50 miliardi di euro l’anno. Oltre al prosciutto il principale oggetto di imitazionesono il aprmiogaino reggiano e il pomodoro.