Quello che racconta l’articolo qua sotto, tratto da Altroconsumo, lo sapevo già, tuttavia è sempre sconcertante leggere che operatori scorretti (non poco) usino trucchetti veramente vergognosi per strappare un assenso (inconsapevole) ad una proposta di sottoscrizione di un contratto.
Da parecchio tempo ho preso l’abitudine di chiudere rapidamente le telefonate con un secco “Grazie, non mi interessa. Buongiorno”. Meglio sembrare maleducati che essere truffati.
In ogni caso quando la prima domanda che mi pongono è la fatidica “E’ interessato a risparmiare su questo o quello?” Io rispondo di NO. L’operatore si spiazza e mi chiede: Come no?
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Al telefono l’offerta sembra super vantaggiosa: come fare a dire di no? Poi, quando arrivano le prime bollette, sono dolori. Ci si accorge solo allora di essere stati ingannati: la tariffa elettrica risulta peggiore di quella prospettata.
Tra i fornitori di energia l’abitudine di proporre, e soprattutto di concludere, i contratti via telefono è ormai abusata. Il nostro servizio di consulenza è tempestato di richieste da
parte di chi è caduto vittima della mancanza di trasparenza degli operatori.
È assodato che il codice di condotta commerciale che l’Autorità per l’energia ha predisposto per regolamentare il comportamento delle società di vendita non è in grado di arginare queste
situazioni.
La ragione è semplice: i venditori formulano la propria proposta promuovendo esclusivamente una parte della tariffa, quella del “prezzo dell’energia” – che rappresenta all’incirca il
55% della bolletta – trascurando completamente gli oneri aggiunti e le imposte.
C’è di più. Alcuni operatori considerano una semplice domanda di informazioni alla stessa stregua di una richiesta di attivazione. Così, ottenuti i dati personali dell’utente e
presentata con astuzia la proposta commerciale, considerano l’ascolto della
telefonata come motivo sufficiente per concludere il contratto.
In altri casi, a seguito di una semplice telefonata in cui il consulente propone di spendere meno per l’energia (e chi non risponderebbe di sì?), si considera la risposta affermativa a questa
domanda come accettazione del contratto. Così, senza che ci sia una firma in calce ad alcun documento, i fornitori di energia si sentono in diritto di far migrare sui loro lidi l’ignaro cliente.
Abbiamo chiesto all’Autorità per l’energia di intervenire, emanando disposizioni che rendano efficace il contratto solo dopo che l’utente abbia ricevuto un documento con tutte le informazioni e l’abbia rimandato indietro firmato. Ai consumatori consigliamo di farsi rilasciare sempre
informazioni per iscritto, prima di aderire. In caso di pentimento poi ci sono 10 giorni
per recedere dal contratto.
Fonte: Altroconsumo
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